Conte: “Napoli prima si vince e poi si parla”
Antonio Conte tiene i piedi per terra, anche quando gli chiedono se questo scudetto, qualora arrivasse, possa essere il suo capolavoro. L’allenatore azzurro rievoca una delle sue massime: «Parliamone quando sarà realtà, non prima. Ho perso e vinto scudetti all’ultima giornata e so cosa significa. Le sconfitte mi hanno reso più affamato». La prudenza è quella dei veterani, il fuoco dentro è quello dei leader.
Vittoria pesante, ma non decisiva
Il successo di Lecce è un tassello che avvicina il Napoli al tricolore. Conte non lo nega, ma mantiene la barra dritta: «Non è la vittoria più importante, ma è una vittoria importante». Lo stress accumulato è evidente, e lo stesso tecnico lo confessa: a fine partita ha cercato rifugio negli spogliatoi per scaricare la tensione e ringraziare un gruppo che considera “soldati”. Fabio Tarantino, dalle colonne del Corriere dello Sport, sottolinea come Conte stia costruendo un cammino solido anche grazie alla sua esperienza nei momenti di pressione massima.
Emergenza continua, spirito inossidabile
L’elenco degli assenti è lungo e pesante: da Neres a Buongiorno, da Juan Jesus a Lobotka, con un’annotazione importante sull’inedita scelta di Olivera da centrale. Conte rivela che stava lavorando da settimane su questa soluzione: «Doveva giocare già col Torino prima che Raspadori si ammalasse». Una rosa colpita dagli infortuni, ma coesa: Scuffet, Mazzocchi, Rafa Marin… tutti chiamati in causa e tutti pronti a rispondere. La forza del gruppo emerge nel lavoro quotidiano: «Questa squadra non avrebbe 77 punti senza tantissimo lavoro dietro. Abbiamo affrontato tanti top club, e non dimentichiamo da dove siamo partiti», sottolinea ancora Conte, citato da Fabio Tarantino.
Lecce-Napoli: due facce, stesso spirito
Il Napoli ha mostrato due volti nella trasferta pugliese: un primo tempo autoritario, poi una ripresa più contenuta, ma gestita con intelligenza e compattezza. Il gol di Raspadori è bastato, e il timore per la qualità del Lecce era fondato. Conte ha parole sentite anche per la tragedia che ha colpito il club salentino: «Conoscevo Graziano Fiorita e suo padre. Questa perdita ha colpito tutti. Mi sento vicino alla società, ai giocatori, ai tifosi». La partita, alla fine, è anche un modo per rendere omaggio.
Il Napoli non si ferma, ma non si esalta. Lo scudetto è vicino, ma l’approccio resta umile, da gruppo che sa cosa significa lavorare con metodo, sotto pressione, e senza mai alzare troppo la voce.
