Serie A

Chiellini accordo sugli stipendi a casa di Agnelli: prima difende, poi conferma

Repubblica pubblica un estratto della deposizione di Giorgio Chiellini ai magistrati sull’accordo degli stipendi della Juve.

Chiellini è stato ascoltato lo scorso 4 aprile dai pm dell’inchiesta Prisma. Il difensore prima prova a difendere la società bianconera, poi non può fare altro che ammettere quanto accaduto veramente.

Repubblica: Chiellini e gli stipendi Juve

Sul quotidiano si legge una prima deposizione di Chiellini: “Inizialmente mi parlavano tramite agente, il mio procuratore è Davide Lippi. Onestamente negli ultimi anni ne parlo direttamente io. Prima era Marotta il mio referente, poi ho negoziato il contratto direttamente con il presidente Andrea Agnelli per il rapporto che si è creato appunto, negli ultimi anni”. L’ultimo rinnovo ad agosto 2021, “scadrà a giugno 2023”. Il suo stipendio all’anno in quel momento era di “2 milioni netti più bonus”. E al mese? “Credo centottantamila euro, più i bonus”.

Chiellini del periodo Covid ricorda “l’incertezza” e il “pericolo che non si potesse riprendere a giocare”, e il ruolo avuto: fu lui, “parlando con Fabio e Andrea (Paratici e Agnelli, ndr)” a individuare nel numero di 4 le mensilità (per un totale di 90 milioni di euro) a cui (formalmente) rinunciare. Ma poi i “non ricordo” e i “prendo atto” iniziano a diventare frequenti. “Quando è scoppiata la pandemia, chiaramente un periodo di panico e difficoltà economica, mi è stato chiesto di fare da tramite con il resto del gruppo per venire incontro al momento straordinario che si era creato. A marzo ho cominciato a parlare con i compagni per capire la disponibilità a venire incontro ai problemi che c’erano in società, problemi di solvibilità soprattutto perché tutti gli introiti liquidi venivano a mancare”.

I suoi referenti erano “Andrea Agnelli e Fabio Paratici, e dall’altra parte tutti i compagni”. Dopo alcune chiacchierate “quello che è stato fatto è rinunciare a 4 mensilità per permettere alla società di respirare con la promessa, che ripresa la stagione, sulla base di quello che sarebbe successo, una parte sarebbe tornata indietro. Una parte dei contratti sarebbe stata riadeguata in base a quanto avremmo giocato. Questa parte sarebbe oscillata tra le due e le tre mensilità”.

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Juve: Chiellini parla con i magistrati

L’ex difensore precisa anche cosa succedeva se un giocatore andava via dalla Juve: “Quello che a me è stato messo in busta paga l’anno dopo, gli sarebbe stato dato a chi andava via come un incentivo all’esodo”. La rinuncia era stata firmata “a maggio”. “A giugno ricomincia la stagione, riusciamo a finirla anche senza pubblico e da luglio sono state sottoscritte le integrazioni successive. Non credo ci sia nessuno che non sia stato accontentato”. La proposta era nata così: “mi hanno chiesto ‘diamoci una mano’, il problema era la mancanza di liquidità, introiti tv e stadio”. Parlare con i compagni però “non è stato facile, ognuno aveva la sua opinione, ma hanno accettato con la promessa che a stagione ricominciata sarebbero stati ricompensati”.

I magistrati chiedono a Chiellini a quante mensilità avevano rinunciato: “una” ammette, poi aggiunge: “Io avevo strappato il recupero di 2-3 mensilità anche se non avremmo ripreso”. L’accordo iniziale con la società però era che “avremmo rinunciato a 1-2 mensilità: una se avessimo ripreso il campionato, 2 se non fosse ripreso”.

A quel punto i pm ricordano a Chiellini l’obbligo di dire la verità e chiedono: “Hai firmato qualche documento su questo accordo con il presidente?”. “No, ho firmato una grande stretta di mano”. Però poi il capitano ammette: “Ho firmato un foglio, non so dove sia e se ci sia ancora”. I pm gli mostrano allora il patto da lui firmato il 28 marzo con Agnelli in cui tre dei quattro ratei sarebbero stati restituiti ai calciatori. Lo fanno di fronte al fatto che Chiellini continuava a ripetere che la rinuncia riguardasse solo uno o due stipendi. “Riconosco il foglio, la firma è mia, l’ho firmato a casa del presidente”.

A Chiellini viene chiesto anche se il recupero degli stipendi era certo o condizionato, ecco la risposta: “Nelle stagioni successive era certo, qualcuno lo aveva spalmato su più di un anno”. Ma i problemi l’anno dopo erano rimasti: “Ci è stato chiesto non di rinunciare ma di posticipare una parte dello stipendio, se non sbaglio 2 mesi. Le trattative furono individuali”, e la proposta partì “sempre da Paratici”.