Angelli intercettato, conosceva Dominello. La giustizia sportiva indaga quella ordinaria chiude il caso. Paradossale la situazione in casa Juve. Tutto in pieno Italian Style.
Di: Francesco Pollasto
Tutto questo caos intorno alla Juventus nasce da un’inchiesta della procura di Torino denominata “alto Piemonte”.
L’inchiesta ha riguardato le attività di una cellula della cosca ndranghetista Pesce-Bellocco di Rosarno particolarmente presente nella zona settentrionale del Piemonte. Le persone coinvolte nelle indagini sono state accusate formalmente di 84 diversi reati, tra i quali associazione mafiosa e tentato omicidio.
Secondo la procura del capoluogo piemontese alcuni esponenti della Ndrangheta si sarebbero inseriti nelle curve dello Juventus Stadium allo scopo di tessere rapporti con la dirigenza bianconera, formalmente per ricevere biglietti da rivendere come bagarinaggio e con i proventi finanziare altre attività mafiose.
L’inchiesta della giustizia ordinaria si chiude e nessun dirigente bianconero risulta indagato, pur essendo stato citato dagli imputati e la Juventus non risulta parte offesa.
LA GIUSTIZIA SPORTIVA PROCEDE CON LE INDAGINI
Diciamolo chiaramente non abbiamo mai avuto stima della giustizia sportiva troppe volte siamo rimasti delusi dai suoi “comportamenti” ma questa volta sembra voler andare fino in fondo.
Rosy Bindi e i suoi collaboratori tra cui il “napoletano” Marco Di Lello stanno vivisezionando ogni particolare.
Oggi in aula sono emerse delle intercettazioni immediatamente segretate. Questi tabulati, non si sa come, però sono arrivati all’huffington post che li ha pubblicati integralmente.
Angelli intercettato, conosceva Dominello
Nelle intercettazioni emerge che il presidente della Juventus era consapevole dei rapporti strutturati e delle concessioni fatte in favore dei gruppi del tifo organizzato e di esponenti malavitosi, ma che acconsentiva a tale condotta.
A supportare tale affermazione l’ex prefetto di Roma Pecoraro, attuale capo della Procura Figc ha proposto in aula due intercettazioni nelle quali Agnelli dialoga con il responsabile della sicurezza Alessandro D’Angelo.
La prima intercettazione si riferisce ad un incontro avvenuto tra Agnelli, Dominello e alcuni capi curva del tifo bianconero.
La sede dell’incontro era la Lamse SpS, holding controllata dallo stesso Agnelli:
“So che erano lì – dice Agnelli – io ogni volta che li vedevo, quando li vedevo a gruppi facevo scrivere sempre le cose sui fogli, perché nella mia testa era per dargli importanza che scrivevo quello che dicevano”.
Il giorno dopo, altra intercettazione, sempre Agnelli: “Se io gli avessi suggerito di fare gli abbonamenti ci stava, a rigor di logica, però onestamente non ricordo il contenuto, cioè non posso dirti di preciso, però nella mia riflessione generale di sta, perché vuol dire che loro comprano quello che devono comprare, a noi ci pagano subito e poi gestiscono loro tutto! Chiunque esso sia, cioè voglio dire chiunque si fa un abbonamento, può fare questo ragionamento”.
La Procura della Figc riporta anche una seconda intercettazione, del marzo 2014, che secondo l’accusa sportiva smonterebbe la tesi della difesa secondo cui il club non era a conoscenza dello spessore criminale dei suoi interlocutori.
Agnelli, riferendosi a un incontro con i rappresentanti ultras, afferma riguardo al capo del gruppo Viking, Loris Grancini, ritenuto vicino a uomini di Cosa Nostra e ‘ndrangheta: “Il problema è che questo ha ucciso gente”. Con D’Angelo che lo corregge: “Ha mandato a uccidere”.
Pecoraro aggiunge anche che dalle telefonate “si evince la buona conoscenza del presidente con Dominello, tale da non avere la necessità di chiedere spiegazioni a D’Angelo quando costui nomina Rocco, all’esito della richiesta di Agnelli di notizie sulle reazioni dei gruppi ultras appena incontrati”.
PERCHE’ QUESTI PARTICOLARI NON SONO MERSI DALL’INCHIESTA DELLA GIUSTIZIA ORDINARIA?
Già lo scorso luglio, quando l’inchiesta “Alto Piemonte” iniziò e 18 degli accusati vennero arrestati, l’allora deputato del Partito Democratico e membro della commissione Antimafia Marco di Lello aveva presentato un’interrogazione a risposta scritta alla Camera dei Deputati, richiedendo un’audizione in commissione Antimafia “del Procuratore di Torino e dei vertici della Juventus FC”, che poi non avvenne.
Lo stesso Dominello ha affermato nel corso degli interrogatori di aver avuto incontri con il presidente Agnelli.
L’imputato nell’interrogatorio del 3 agosto, ha sostenuto di aver partecipato ad una cena (forse di tifosi) ad Asti “in cui c’era Andrea Agnelli” prima del 2012 e, soprattutto, di averlo incontrato in almeno altre due occasioni: “Ricordo portai con Fabio Germani e D’Angelo un cesto di Natale ad Andrea Agnelli, un’altra volta D’Angelo mi portò da Agnelli in piazza Cnl, forse anzi era la prima volta che lo vedevo”.
Alla luce di questi fatti e di altri che sono al vaglio della procura sportiva sembra paradossale che nessun dirigente della Juventus risulti indagato.