L’Eca di Agnelli, con la superlega ormai in aperta contrapposizione all’European Leagues. Da una parte le grandi dall’altra le medio-piccole Ballano miliardi in diritti tv Campionati più periferici?
LA SUPERLEGA DI AGNELLI VALE MILIARDI DI EURO
Andrea Agnelli, 43 anni, presidente della Juve e dell’Eca (l’organismo che rappresenta le società calcistiche a livello europeo) non vuole rinunciare al progetto superlega e rischia di spaccare in maniera definitiva il mondo del calcio.
Le grandi da una parte, le medio-piccole dall’altra. In mezzo un tesoro ovvero miliardi di euro di diritti tv da spartirsi. Perché il motivo del contendere è sempre lo stesso: i soldi.
L’obiettivo dei top club, spiega il corriere dello Sport, è quello di rendere lo spettacolo sempre più attraente per calamitare l’interesse di un numero maggiore di sponsor.
Come? Creando una Superlega o Superchampions nella quale la presenza delle società più famose sia praticamente garantita in modo da avere un bacino ampio di tifosi.
E pazienza se i campionati nazionali verrebbero compressi dal numero crescente di gare della Superlega e magari costretti a non giocare sempre nel week end (almeno in occasione delle partite chiave della nuova competizione).
Fin qui il progetto portato avanti da Andrea agnelli e dall’Eca che negli anni ha allargato il numero dei suoi club affiliati e ha stretto un patto di ferro con l’Uefa con la quale sta lavorando da mesi in grande armonia.
Agnelli e Ceferin sono alleati contro il progetto di Mondiale per Club della Fifa e adesso stanno studiando la riforma del calendario dopo il 2024 e la creazione della Superchampions.
LA SUPERLEGA SPACCA IL MONDO DEL CALCIO
Da ieri, su impulso delle varie Leghe nazionali, naturalmente contrarie al progetto della Superlega, a Madrid si sono riuniti circa 200 rappresentanti delle medio-piccole, tutt’altro che favorevoli alla rivoluzione copernicana del pallone e pronte a spalleggiare le Leghe, che domani saranno a Nyon per un faccia a faccia con il comitato esecutivo dell’Uefa.
L’obiettivo è evitare lo scontro. I campionati, secondo le medio-piccole, rimangono “sacri” e non vanno sacrificati sull’altare del fatturato… delle grandi. Un vero e proprio braccio di ferro, con un punto d’incontro che al momento pare lontano.
ARRIVA L’EUROPA LEAGUE 2
Dal 2021 cambierà il formato delle coppe europee e sarà introdotta una terza coppa, al momento denominata “Europa League 2“.
Il numero delle squadre che si qualificheranno aumenterà per ogni nazionale (l’Italia per esempio dovrebbe avere 7 posti sicuri, senza che una delle sue formazioni sia costretta ai turni preliminari di Europa League come quest’anno) e il totale salirà a 96, ovvero 32 per la Champions e 32+32 per le due versioni dell’Europa League.
Il format complessivo è allo studio e come succede adesso alcune delle eliminate dalla Champions finiranno in Europa League. Con la terza coppa, però, i “vasi comunicanti” saranno tre.
Fin qui la riforma ha trovato tutti d’accordo ed è già stata approvata. Il problema è il prossimo passaggio, quello alla Superlega per aumentare i ricavi della manifestazione con più sponsor, attratti dalle sfide tra le big.
Per garantirle chiaramente c’è bisogno che i top club partecipino sempre alla Superchampions.
Il rischio che il criterio meritocratico venga meno (magari in parte) in favore del… Dio denaro esiste. E questo inevitabilmente aumenterebbe il gap economico tra le big e le altre.
DE LAURENTIIS CONTRARIO ALLA SUPERLEGA DI AGNELLI
L’idea di Agnelli è quella di «una lega chiusa, di fatto per club d’ élite» con ogni anno 4 gruppi da 8 squadre e i primi 6 di ogni girone qualificati direttamente alla seguente edizione, indipendentemente dal posizionamento nel loro campionato nazionale.
Un modo per blindare la presenza delle grandi che non piace alle medio-piccole chiaramente favorevoli a “miracoli” tipo Leicester, meglio se sempre più frequenti.
In Italia la Juventus, le milanesi e la Roma sono pro-rivoluzione e oggi a Madrid non ci saranno, mentre il Napoli (De Laurentiis è nell’Eca ma non è convinto dalla riforma) e molte delle altre formazioni della A e B risponderanno presenti. Il fronte del calcio europeo non era mai stato così spaccato perché, come ha ammesso anche Zidane (che in quanto allenatore del Real Madrid non è dalla parte delle medio-piccole) «per i club più piccoli sarebbe sicuramente molto più difficile giocare in Champions».
Neppure il Barcellona vuole spostare il campionato dal week end, mentre il Bayern è più aperto perché Rummenigge è da sempre vicino ad Agnelli. Lo scontro è solo all’inizio.
L’ECA CONTRO LA EUROPEANS LEAGUES
A. L’European Leagues, l’associazione dei campionati professionistici del Vecchio Continente, tra ieri sera e oggi (il momento in cui ci saranno le riunioni) ha invitato circa 900 club nella capitale spagnola per discutere del futuro delle competizioni europee.
L’obiettivo è fare fronte comune contro l’idea che sarà portata avanti dall’Eca (il presidente Agnelli ha invitato i 232 club dell’Eca a non presentarsi nella capitale spagnola provocando la rabbia del presidente dell’Europeans Leagues, Lars-Christer Olsson)
I NUMERI DEL PALLONE
- Dalla stagione 2021 sarà introdotta l’Europa League 2 a vasi comunicanti
32 gironi. Con l’attuale format accedono alla fase a gironi della Champions 32 squadre, divise in 8 gruppi, contro le 48 squadre della fase a gironi di Europa League. Con le 3 coppe il format sarà a 32. - 1,95miliardi di euro. Dalla fase a gironi la Uefa distribuisce ai club 1,95 miliardi: il 25% in quote fisse; il 30% per le quote legati ai risultati; il 30% in base al ranking storico; il 15% fine per il market pool.
- 15 milioni di euro. La sola qualificazione alla finale vale 15 milioni di euro (che si aggiungono ai bonus acquisiti nella fase a gironi, e per gli ottavi, quarti e semifinali): chi vince il trofeo porta a casa altri 4 milioni