Scampia, da Gomorra a Napoli: lo scudetto come promessa di rinascita

Scampia, da Gomorra a Napoli: lo scudetto come promessa di rinascita

«Scampia» in origine significa “luogo dove ci si è salvati dal campo di battaglia”. Un paradosso, un cortocircuito linguistico e identitario se si pensa a ciò che, nell’immaginario collettivo, quella parola oggi rappresenta. Ma a Napoli, e in particolare a Scampia, le parole non sono mai solo parole. Sono destini.

Come racconta Gennaro Di Biase su Il Mattino di Napoli, Scampia è diventata per tutti sinonimo di Gomorra, ma dietro il mito crudele della fiction, c’è una verità che lotta per emergere: quella di un quartiere che vuole salvarsi per davvero, e che nel Napoli e nel calcio ha trovato il proprio campo di battaglia, ma anche la via di fuga.
Il maxischermo, la speranza

Domani sera, piazza Giovanni Paolo XXIII – per tutti piazza Ciro Esposito – ospiterà uno dei tre maxischermi ufficiali del Comune per la sfida scudetto Napoli-Cagliari. Sulle aiuole ancora trascurate, crescono gadget e bandiere, mentre Scampia si prepara come può, tra speranza e disincanto. «Potevano almeno tagliare l’erba – dice Veronica, venditrice di bandiere – l’hanno fatto per il concerto di Geolier. Ma domani qui verranno 6.000 persone».

Intorno al maxischermo, già montato anche il tendone del primo soccorso. Tra le Vele in dismissione, e la nuova piazza che si affaccia al futuro, Scampia si stringe attorno a un sogno: vincere, per cambiare racconto. Per diventare terra di festa, e non più solo di cronaca.
Il “kit del tifoso”, i murales e l’Audi che sfreccia

Un tempo si vendeva il “kit del tossico”: siringa, ago, laccio. Oggi si vende il “kit del tifoso”, a 9,99 euro: zainetto, cappellino e maglietta azzurra. Sembra poco, ma è tantissimo. È un cambio di simboli, di immaginari. «Ne vendo a raffica», dice Domenico, al confine con Marianella.

Nel quartiere, il tifo si disegna sui muri, si intreccia con i racconti di riscatto. Un’Audi verde evidenziatore guidata da due ragazzini ruggisce tra le strade larghe e scolorite. Non è solo un rumore di motore: è l’eco di un quartiere che vuole correre via da un passato pesante.
Scampia come metafora

Il Napoli domani non affronterà solo il Cagliari. Affronterà anche la paura di non rinascere del tutto. Il rischio di restare lì, a un passo dalla gioia piena, ma senza mai afferrarla davvero. «Sarà una partita difficile – dice Francesca Vallinovi – ma dobbiamo crederci fino all’ultimo».

Per Scampia, vincere non è solo una questione di classifica. È trasformare il marchio di Gomorra nella promessa di “Scampia”, nel suo senso etimologico: terra di chi scampa, di chi resiste, di chi rinasce.
La Vela Celeste e il futuro

Il piano Re-Start per gli alloggi degli ex abitanti delle Vele sta accelerando. Come riporta Il Mattino, i nuovi edifici potrebbero essere pronti prima della fine degli abbattimenti delle vele Rossa e Gialla. Resterà solo la Vela Celeste, quella della tragedia dell’estate scorsa. Forse diventerà un museo, un monumento alla memoria e al cambiamento. E sì, anche al colore del Napoli.
Una bambina in maglia azzurra

Sul finale, la scena si fa quasi poetica: una bambina attraversa un incrocio con la maglia del Napoli, tra cespugli incolti e bandiere che sventolano. Guarda in alto, verso le Vele. In quello sguardo, c’è tutto: il peso di un passato che non passa, e la speranza di un futuro finalmente azzurro.