Ancelotti ha voluto fortemente Llorente. Lo spagnolo determinate in tutte le gare. Il Napoli ha trovato nel gigante il simbolo di una matura concretezza in zona gol.
Lecce 1, Napoli 4 e questa è la storiella di una partita che non c’è, dura poco meno di mezz’ora. Il Napoli ha trovato in Llorente il centravanti universale. Tre gol in cinque giorni passando dalla Champions al campionato: 34 anni, ma continua a stupire.
LLORENTE AFFARE LAST MINUTE
Il last minute a costo zero, scrive il corriere dello sport, Fernando Llorente, è diventato un capolavoro.
In questo calcio ch’è miniera di luoghi comuni, il «vecchietto» che atterra a Capodichino nell’afa di un agosto occupato – totalmente – dall’ombra di Maurito Icardi rischia di diventare, per un po’, la zattera di salvataggio per rifarsi il look e dimostrare al proprio micro universo che esiste sempre una terza via.
Ma Llorente è altro, è una dose d’esperienza per una squadra che a certi livelli è disabituata, è una fisicità assoluta non solo per pulire le partite sporche o persino quelle «zozze».
Llorente è un calciatore completo, autorevole, affamato che può aiutare a scorgere orizzonti che possono sfuggire agli occhi acerbi d’un Napoli che vuole osare. Parametro zero, a volte sa di offesa, o anche di ripiego o magari di contentino per se stesso: Llorente, invece, diviene il grimaldello per stuzzicare Milik o anche il suo «tutor».
L’INTUITO DI ANCELOTTI SU LLORENTE
Aspettavano tutti Icardi non sapendo che, per una cifra decisamente inferiore, diciamo una settantina di milioni in meno, sarebbe arrivato un giocatore meno famoso ma forte lo stesso. Anzi, per ora molto più forte.
Il risparmio stavolta ha portato gol e assist, per l’esattezza tre gol e un assist, con una sola partita intera più due pezzetti.
Llorente ha stregato Napoli, proprio mentre Napoli stregava lui. Ancelotti lo ha piazzato al centro dell’attacco con una gestione attenta (in questo, Carletto è il maestro), fino al debutto da titolare a Lecce.
E in quell’attacco, in quella squadra, sembra che lo spagnolo ci sia nato. Si muove come se ne conoscesse da sempre i meccanismi, accanto a Milik, a Lozano o a Mertens, al fianco di Insigne e Callejon.
Llorente è diventato titolare nella rotazione decisa da Ancelotti, maestro anche in questa specialità. Rispetto alla partita col Liverpool ne ha cambiati sette, praticamente una squadra intera, ma il Napoli non è sceso di livello.
Ha rallentato sul 3-0 solo dopo il rigore del 3-1. Per capire quanto Napoli ci sia stato anche nel Salento si può prendere in esame non la sua partita, ma quella del Lecce, squadra capace di mostrare il suo gioco anche a San Siro, quando ne aveva presi 4 dall’Inter, e poi a Torino, quando aveva battuto i granata. Ieri no, ieri il Lecce non è riuscito a mettere insieme un’azione se non dopo quel rigore.
MIGLIOR ATTACCO PER IL NAPOLI
Il Napoli è la squadra più convincente, sul piano del gioco, di questo inizio di stagione. Ha il miglior attacco del campionato, di gol ne ha fatti 15 in 5 partite ufficiali, nelle ultime tre (Sampdoria, Liverpool e Lecce) non ha subito nemmeno una rete su azione e questo è il dato che interessa di più al tecnico dopo le prime preoccupazioni difensive.
Sarà un caso, ma dalle rotazioni non esce mai Koulibaly: dopo gli errori di Firenze e Torino (era ancora con la testa in Africa), è riemerso ai suoi livelli e il Napoli ha di nuovo alzato il muro. Senza quella sua autorete al 92’ all’Allianz Stadium, gli azzurri avrebbero 10 punti e la Juve 8. Ma va bene anche così, perché il Napoli c’è e Koulibaly è la sua anima.