L’ex Scouting del Napoli rivela alcuni retroscena legati ai big del Napoli
L’ex responsabile scouting del Napoli, Leonardo Mantovani, ha rilasciato un’intervista esclusiva in cui racconta i dettagli inediti dietro alcuni dei colpi di mercato più importanti degli azzurri, come l’arrivo di Osimhen e Kvaratskhelia.
La figura dello scout nel calcio moderno
Leonardo Mantovani esordisce chiarendo il ruolo dello scout nel calcio attuale:
“Il termine ‘scout’ ormai è poco adatto a descrivere il nostro lavoro. Non si tratta solo di scoprire talenti sconosciuti, ma di selezionare giocatori di altissimo livello già noti, analizzandoli in profondità per capire se sono adatti alle esigenze del club e dell’allenatore.”
L’arrivo di Osimhen: un’intuizione vincente
Mantovani racconta come Victor Osimhen sia entrato nel radar del Napoli:
“Ero andato a vedere Ajax-Lille di Champions League per osservare Mazraoui e Tagliafico. In quella partita mi colpirono anche Soumaré e, soprattutto, Osimhen. Un attaccante imprendibile, che correva tantissimo coprendo tutto il reparto. All’epoca non era il profilo ideale per noi, che giocavamo con Mertens centravanti di manovra.”
Con l’arrivo di Gattuso e un cambiamento tattico, Osimhen divenne il giocatore perfetto:
“Gattuso ci chiese un attaccante che potesse sfruttare spazi e profondità. Ripensando a Osimhen, ci rendemmo conto che era esattamente ciò di cui avevamo bisogno.”
Kvaratskhelia: un talento straordinario
Parlando di Khvicha Kvaratskhelia, Mantovani svela le valutazioni fatte sul talento georgiano:
“La nota che avevo fatto su Kvaratskhelia era: ‘Questo è un ragazzo di grandissimo talento. Se il mister gli fa capire che un dribbling di troppo può mandare fuori giri Osimhen, allora diventerà un giocatore straordinario’. Con Conte gioca più accentrato, come fa in Nazionale, e i risultati si vedono. Il Napoli oggi è una squadra fortissima.”
L’intuizione su Lobotka e l’arrivo di Demme
Mantovani approfondisce l’acquisto di Stanislav Lobotka:
“Lo conoscevo dai tempi dell’Under 17 slovacca. Anche se spesso giocava in un centrocampo a due, avevo notato che poteva agire da playmaker. Questa valutazione contribuì alla decisione di portarlo al Napoli.”
Riguardo a Diego Demme, racconta un curioso aneddoto:
“Quando l’operazione Lobotka rallentò, cercavamo un centrocampista centrale. Notammo che Demme, capitano del Lipsia, giocava spesso davanti alla difesa. Scoprimmo che il padre era un grande tifoso del Napoli e aveva chiamato il figlio Diego in onore di Maradona. Questo legame ci aiutò a portarlo in azzurro.”
Il ruolo di Giuntoli e la costruzione della squadra scudetto
Sulla collaborazione con Cristiano Giuntoli:
“Eravamo un gruppo unito. Giuntoli non era solo un intermediario tra squadra e società, ma partecipava attivamente all’analisi dei giocatori. Le decisioni venivano prese insieme.”
Riguardo alla vittoria dello scudetto:
“Nessuno poteva dire in quel momento che avremmo vinto lo scudetto in quel modo. Eravamo convinti del valore dei nuovi arrivati, ma la vera sfida era trovare giocatori funzionali alle richieste dell’allenatore e all’alchimia della squadra.”
Aneddoti su Benitez, Baggio e Guardiola
Sull’impatto di Rafa Benitez al Napoli:
“Benitez portò la consapevolezza di poter stare tra i grandi. Giocare la Champions League divenne una cosa naturale, e l’arrivo di giocatori dal Real Madrid elevò il livello della squadra.”
Ricordando i tempi al Brescia con Roberto Baggio e Pep Guardiola:
“Baggio, anche a fine carriera, faceva cose straordinarie con una semplicità disarmante. Guardiola aveva una personalità impressionante; sapevamo tutti che sarebbe diventato qualcosa di importante.”
La ricerca dei nuovi talenti: da Koulibaly a Haaland
Sul lavoro di scouting per sostituire grandi giocatori:
“Trovare i nuovi Koulibaly e Insigne è il nostro lavoro. Quando cercammo i sostituti, Kim e Kvaratskhelia erano tra le prime opzioni. Si tratta di valutare molti fattori: caratteristiche tecniche, adattabilità al sistema di gioco, costi e fattibilità dell’operazione.”
Sull’interesse per Erling Haaland:
“Eravamo interessati a Haaland, ma l’operazione era complicata per le cifre in gioco. Spesso individuiamo giocatori ideali, ma non sempre è possibile portarli al Napoli.”
Un possibile ritorno al Napoli
Mantovani esprime il suo legame con il club e una possibile prospettiva futura:
“Ho passato 11 anni al Napoli, ho un rapporto fortissimo con il club, la città e la famiglia De Laurentiis. Mi sento a casa qui. Chissà, magari in futuro potrei tornare.”