Le “spie” di Mazzarri e il mito Nitti: «Mai travestimenti, solo calcio»

Le “spie” di Mazzarri e il mito Nitti: «Mai travestimenti, solo calcio»

Travestimenti, scale, muri da scavalcare e persino un cavallo a noleggio. Per anni il terrore degli allenatori italiani ha avuto un nome preciso: Claudio Nitti. Ex attaccante barese e collaboratore tecnico di Walter Mazzarri, Nitti è stato a lungo l’“inviato speciale” incaricato di studiare allenamenti e segreti degli avversari. Un ruolo che oggi appare quasi mitologico, ma che lui stesso ridimensiona, come racconta Bruno Majorano su Il Mattino di Napoli.

«La prima volta che Mazzarri mi chiese di andare a osservare gli avversari non era nemmeno una qualifica ufficiale», spiega Nitti. «Lui allenava la Pistoiese, io vivevo a Modena e ci conoscevamo dai tempi di Ulivieri. Mi mandava a vedere gli allenamenti delle squadre rivali. All’epoca erano quasi sempre aperti ed era come andare all’università: impari, ti aggiorni, capisci che ogni anno c’è qualcosa di nuovo da scoprire». Un’esperienza formativa continua, sottolinea Bruno Majorano de Il Mattino di Napoli, che ha segnato un’epoca del calcio italiano.

La svolta arriva nell’estate del 2012, quando il Napoli di Mazzarri vola in Cina per la Supercoppa contro la Juventus. È lì che il nome di Claudio Nitti finisce sulle prime pagine dei giornali. «Diventammo delle spie», ricorda. «Ma la realtà è molto diversa da quella raccontata». L’hotel del Napoli era vicino allo stadio di Pechino e gli allenamenti della Juve di Conte erano seguitissimi dai tifosi locali. «Io e Vincenzo Concina decidemmo di fare un salto per vedere come si stessero preparando». Ma il colpo di scena è dietro l’angolo.

«Trovammo tutto chiuso. Capimmo che non c’era nessun allenamento aperto al pubblico e ci dividemmo. Concina incontrò Paratici, con cui aveva giocato a Piacenza. Si riconobbero, scambiarono due battute e Paratici lo fece allontanare. Io nel frattempo stavo tornando indietro. Non vedemmo nulla». Nessuna foto, nessun travestimento, nessun report segreto per Mazzarri. Una versione che Bruno Majorano su Il Mattino di Napoli riporta per smontare uno dei miti più longevi del calcio recente.

Eppure le leggende hanno continuato ad accompagnarlo. «Si diceva che girassi con una scala in macchina per scavalcare muri e recinzioni, o che ad Appiano Gentile avessi affittato un cavallo per spiare l’Inter. Tutto falso. Ma alla fine ci fai l’abitudine». Perché, al di là dei racconti, Nitti l’osservatore lo faceva davvero. E con risultati.

Oggi quella figura è quasi scomparsa. «È una professione in via di estinzione», spiega. «Colpa delle tv e della tecnologia. Negli anni Ottanta e Novanta era normale. Sacchi, per esempio, mandava Natale Bianchedi in giro per l’Italia e l’Europa. Noi cercavamo giocatori funzionali al gioco dell’allenatore e studiavamo gli avversari». Un mestiere artigianale, racconta ancora Il Mattino di Napoli con Bruno Majorano, che richiedeva occhio e intuizione.

A Napoli, Nitti ha lasciato anche tracce concrete. «In Germania, studiando una futura avversaria di Europa League, vidi dal vivo il Bayer Leverkusen e segnalai un giocatore fortissimo che sarebbe stato perfetto per gli azzurri: Vidal. Provammo a prenderlo, ma scelse la Juventus». E non solo. «Osservando la Fiorentina notai le potenzialità di Behrami come mediano e lo suggerii a Mazzarri. Poi arrivò davvero a Napoli». Storie di un calcio che non c’è più, ma che continua a far discutere.