Gli ultras del Napoli si sono picchiati tra di loro in Curva B durante Napoli-Milan, oltre a rimanere in silenzio per tutta la partita.
Lo abbiamo scritto anche in un altro articolo, quando si invitava gli ultras a cambiare rotta, per il bene della squadra e l’amore dei tifosi, non di certo per altro. La protesta ci può anche stare, ma si può fare in tanti modi. Può essere anche plateale ma senza penalizzare chi va in campo. E non ci venite a dire che non capiamo la mentalità, perché a quel punto vi diremo, per fortuna che non la capiamo, anche perché non ci interessa di capire chi si prende a pugni invece di sostenere una squadra che sta per vincere lo scudetto e può arrivare in semifinale di Champions League.
Ultras: che squallore al Maradona
Eppure a pensarci bene proprio gli ultras hanno calpestato quella stessa mentalità di cui tanto vanno fieri. Eh si, restando in silenzio, pensando a darsi pugni e calci in curva, hanno permesso ai tifosi milanisti di cantare e dominare al Maradona, anche sugli spalti.
Ma quali sono le motivazioni del popolo ultras, perché protestano? Secondo Il Mattino e Repubblica lo fanno per un regolamento d’uso dello stadio molto severo, che non esiste in altri stadi d’Italia. Ed a quanto pare non esiste nemmeno nel settore ospiti del Maradona, visto che i tifosi del Milan hanno potuto fare di tutto.
Niente striscioni, niente bandiere, nemmeno un tamburo. A questo si aggiunge la volontà di De Laurentiis, per ora solo paventata, di organizzare una festa a numero chiuso a Piazza del Plebiscito.
Ebbene se questi sono i motivi della protesta, è giusto manifestare il proprio dissenso. Fatelo, nessuno vi trattiene, ma fatelo senza affossare la squadra di Spalletti. Perché chi va in campo indossa quella maglia azzurra che dite di amare. Perché quei ragazzi ci possono far vivere un sogno, perché noi vogliamo vivere quelle emozioni. Fateci un favore, non ci ‘intossicate’.
E soprattutto non ‘intossicate’ voi stessi, perché anche voi siete tifosi del Napoli. Apriamo al dialogo, apriamo alla mediazione, senza però distruggere il giocattolo.
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