Marek Hamsik presenta il suo libro a Castel Volturno. Il capitano del Napoli ha parlato dei suoi 12 anni di permanenza in azzurro.
HAMSIK PRESENTA IL SUO LIBRO
Marek Hamsik ha presentato il suo libro al centro tecnico di Castel Volturno. Ecco le sue parole
A Napoli a vita? “Ci tengo alla maglia, per questo sono qui da 12 anni. Può darsi anche dopo il calcio, ho dedicato tutta la mia carriera a Napoli e ne sono fiero”.
Sulle passioni: “Gioco al calcio, ma mi piace anche giocare a tennis e volley, mi piace anche il ciclismo. E poi la passione per le auto insieme al dottor De Nicola”.
Che idea hai sulla crisi del calcio italiano? “Fa male vedere l’Italia così, quando ero bambino ricordo la finale ’94 ed era eccezionale. Spero torni a quei livelli”.
Vedi Cristian e Lucas un giorno in maglia azzurra? “Sono contento che hanno il mio dna, già giocano in scuola calcio e pure bene. Speriamo che almeno uno dei due possa essere professionista. Sono nati tutti qui, sono figli di Napoli. Provo ad essere presente, li accompagna a scuola e recupero il tempo perso”.
Bruscolotti lasciò la fascia a Diego per lo Scudetto. Lo faresti con Insigne? “Non abbiamo Maradona purtroppo (ride, ndr), abbiamo giocatori forti ma non Diego. Se me lo assicurasse al 100% sì… (ride, ndr)”
Un domani chi raccoglierà la tua fascia? “Io spero col cuore che vada a Lorenzo, è napoletano e ci tiene tanto. E’ già un simbolo ed è già capitan futuro”.
Momento particolare per il San Paolo, vuoi fare un appello ai tifosi? “Il tifoso non ha bisogno, la strada la trova da sola. E’ la loro passione e ci aiuteranno come sempre”.
Che Hamsik ha raccontato in questo libro? “S’è detto tutto su di me in 12 anni, ma qualcosa di nuovo c’è ed è rivolto a tutti, principalmente ai tifosi ed ai napoletani, dai piccoli ai grandi”. Interviene anche Stefano Peccatori, dg Mondadori: “Spero possa un padre regalarlo anche al figlio. Marek è un esempio di valori, un modello da trasmettere anche ai giovani. Marek è uno dei pochi che può essere esemplare per i giovani”.
Questa squadra sarà importante come quella dell’anno scorso? “Questo è il gruppo più compatto in cui ho giocato. E’ cambiato poco, è lo stesso e ci tiene molto. Possiamo fare bene”.
Marek, hai mai fatto un giro per Napoli senza firmare un autografo? Il posto che ti incanta di più? “E’ difficile girarla per questo motivo, c’è tanto amore ed è normale. E’ difficile nascondersi (ride, ndr). Non sono stato a Napoli sotterranea e sul Vesuvio, ma ci andrò”.
Cosa immagini per il futuro? “Non lo so, ho ancora anni da calciatore. Poi ci penserò, ho una scuola calcio in Slovacchia chissà”.
Scrivi che il calciatore deve essere un esempio. Cosa significa essere un esempio? “Ci guardano milioni di tifosi, sei l’idolo di donne e bambini, per questo sono attento ai miei comportamenti e sono serio. Voglio essere una persona da ammirare e voler bene. L’educazione è la prima cosa”.
Sui cori razzisti di cui parli nel libro. Che reazione hai quando lo fai presente all’arbitro? “Sono cose difficili da contrastare, non li capisco. Pure contro altri compagni. Sono inutili”.
I gol più belli e le partite che porti nel cuore. “Col Milan fu bello, poi quello in finale di Coppa Italia con la Juve. Ma ce ne sono tanti. Ogni partita di Champions è bella, con la canzone, davanti ai nostri tifosi, la prima fu emozionante. Ci sono tanti ricordi belli”.
Come mai sempre in svantaggio finora? “Ci dobbiamo pensare perché non è possibile andare sotto in tutte e tre le partite. Speriamo di cambiare già sabato, non sempre la puoi ribaltare”
Il momento più brutto a Napoli è il ko di Firenze? “Ce ne sono stati altri, forse quello ha fatto più male perché eravamo vicini. Ma ce ne sono stati altri, fa parte del gioco e da professionisti dimentichiamo in fretta per andare avanti a battagliare”.
Lo studio da regista? “Il mister mi disse subito che mi voleva lì, ci credo e sto dando tutto per migliorare“.
Cosa ti ha dato Napoli? “Dal primo giorno l’amore dei tifosi, col passare degli anni ancora più affetto. Il calore della gente è bello, non capita a tutti, sono orgoglioso del rapporto con la città”.
Ko a Firenze momento forse più duro, sabato in parte potete riscattarvi? Che pagine vorresti scrivere? “Ci dispiace per quella gara, ci credevamo, ci credeva tutta la città. E’ andata così, ma ci teniamo non solo sabato ma per tutto l’anno. Il sogno è lo stesso, la città lo merita”
Le 3 immagini più importanti del tuo percorso? “L’arrivo a Napoli, non sapevo cosa aspettarmi. C’erano migliaia di tifosi qui. Poi la vittoria della prima Coppa Italia, festeggiammo alla grande in città. Il terzo forse il record battuto di Diego”
Per un ragazzo timido come te qual è stata la cosa più difficile? “E’ più facile aprirmi in 2 o 3 con Monica Scozzafava e De Giovanni rispetto a tutti i giornalisti”