Marek Hamsik al Corriere dello sport si racconta senza filtri e senza remore. Il capitano del Napoli, fresco del record di miglior marcatore della storia azzurra, parla della maglia numero 17, del rapporto con De Laurentiis e Sarri, del sogno scudetto e della sua scelta di vita.
Hamsik al Corriere: Ecco perché ho scelto Napoli?
«Perché mi volle quando ero ancora un ragazzino, avevo vent’anni. E non mi sono mai pentito, neanche all’arrivo, quando un gruppo di tifosi contestava la società per il mercato. Lo scoprii dai giornali, non li avevo neanche sentiti».
Perché Napoli per sempre?
«Semplice, perché a Napoli sono felice e lo sono i miei familiari. Perché qui mi hanno fatto sentire a casa, in ogni momento. Perché la città è bella e la gente è calorosa. Quando sono stato tentato da Juventus e Milan, non ho mai vacillato: un po’ non mi sentivo pronto, un po’ non volevo andar via. Professionalmente ed umanamente mi sento realizzato e credo – anche se il calcio non spinge a previsioni – che la mia carriera finirà qua».
Perché Castel Volturno?
«Perché volevo stare vicino al centro sportivo, senza avere troppa strada da fare con la macchina. E quando ci sono arrivato, mi sono integrato subito. Ma il merito è della gente, del loro affetto e, contemporaneamente, della loro discrezione. Ormai sono oltre dieci anni che sto qua, il luogo, dopo Banska Bystrica, in cui ho abitato più a lungo».
SONO QUI DA 11 ANNI E NON MI SONO MAI PENTITO IL 17 È IL MIO PORTAFORTUNA
Perché la 17?
«Perché io non sono scaramantico, perché quel numero è mio: quando arrivai, nel 2007, io che sono nato il 27, avrei preso la numero 7, presa dal Pocho. E allora, dissi vada con il 17. E’ diventato il mio portafortuna, mi ha portato, statisticamente solo statisticamente, oltre Maradona, il più grande di tutti i tempi».
Cosa farà da grande?
«La vecchiaia a Banska Bystrica, la mia terra, quella dei miei genitori, dove tutto è cominciato. E dove io continuerò, un giorno in cui dovrò pure fermarmi».
La sua Napoli.
«Lo shopping in centro e le pizze o le cene fuori».
«GIOCHIAMO UN CALCIO MERAVIGLIOSO, MERITEREMMO DI VINCE LO SCUDETTO. SARRI DECISIVO, FA NIENTE CHE MI SOSTITUISCA»
Il suo De Laurentiis.
«Un rapporto personale che mi viene da definire speciale. Non so quanti calciatori possono godere del privilegio che ho io: confrontarsi direttamente, senza filtri e senza condizionamenti, con il proprio presidente. Le discussioni non sono mancate, ma sempre nel rispetto reciproco e il mio percorso qua a Napoli è la conferma di una stima che si è radicata».
I suoi allenatori.
«Ho ricevuto da chiunque, chiaramente in maniera diversa. Sono grato a tutti, ma penso che Sarri abbia contribuito in maniera decisiva al mio cambiamento. E fa niente che mi sostituisca quasi sempre…».
Il suo rimpianto.
«La semifinale di Europa League, contro il Dnipro a Kiev, quella a cui non partecipai dall’inizio. E’ stata una ferita, perché non meritavamo di uscire. E mi sarebbe piaciuto andarmi a giocare la finale di un trofeo internazionale. Era giusto che ci andassimo noi».
La sua speranza.
«Si chiama scudetto. E’ la mia, è quella dei tifosi, di De Laurentiis, dei compagni di squadra. E credo sia anche l’augurio di chi ama il calcio, perché giochiamo in maniera meravigliosamente bella e penso che meriteremmo di vincerlo».