Il Napoli cade a Verona e i problemi offensivi diventano evidenti. La situazione di Osimhen è surreale: un ingaggio da 10 milioni e zero certezze.
NOTIZIE CALCIO NAPOLI – Il Napoli inizia il campionato nel peggiore dei modi, travolto da un Verona umile ma concreto. Il capolavoro di Livramento e Mosquera, presi per soli 1,5 milioni, ha smascherato le lacune di una squadra in stallo, prigioniera di un paradosso: Osimhen, che guadagna 10 milioni l’anno, non gioca, mentre Lukaku resta in stand-by perché Victor non parte. Intanto, Conte è già sotto pressione.
Nelle ultime due partite, tra Coppa Italia e Serie A, il Napoli non ha segnato neanche un gol. È evidente che la squadra manca di un vero terminale offensivo. Invece di fare della sua potenza d’attacco il marchio di fabbrica, il Napoli di Conte sembra un gruppo spaesato, incapace di trovare la rete.
A Verona, nel secondo tempo, si è visto un gioco confuso e prevedibile, con palloni lanciati a caso verso un centroboa inesistente. La scelta di schierare Simeone, forse un atto di disperazione, ha evidenziato ancora di più il problema: il Cholito ha segnato appena tre gol nelle ultime 36 partite e non riesce più a fare la differenza.
Ma il problema non è solo tattico. La società ha perso troppo tempo tra il nodo Osimhen e il possibile arrivo di Lukaku. De Laurentiis deve prendere una decisione chiara e immediata: o vende Osimhen e investe subito su un sostituto, oppure chiude la porta alle voci e consegna a Conte una squadra definitiva e competitiva. Altrimenti, rischia di compromettere l’intera stagione. È fondamentale capire che il calcio si vince segnando più degli avversari, e questo Napoli sembra vedere il gol solo col binocolo.
Il presidente deve risolvere al più presto la questione, perché il campionato non aspetta. Con o senza Lukaku, con o senza Osimhen, l’importante è che il Napoli abbia una guida solida in attacco. I tifosi, già delusi dall’esordio, iniziano a perdere la pazienza, e la squadra ha bisogno di ritrovare identità e convinzione. Conte non può essere il parafulmine di tutti i problemi: la dirigenza deve fare la sua parte, altrimenti le prospettive rischiano di diventare molto complicate.