Ciro è stato ammazzato per la seconda volta. La cosa più buffa di tutto questo è che, rassegnazione a parte, nessuno è rimasto sorpreso più di tanto. Non perchè non sia assurda una simile decisione, ma perchè nel paese delle malefatte, certe cose te le aspetti. La signora Antonella quasi se lo aspettava. Al termine dell’udienza ha affermato amaramente “era quello che temevamo, di non avere giustizia. Mi affido a Dio e alla giustizia Divina”. Al peggio non c’è mai limite, pertanto le stranezze sono sempre dietro l’angolo, ma questo paese ci ha prima bombardato con i paradossi, e poi ci ha stordito a tal punto da farci pensare che il tutto vada per la normalità delle cose. Per la famiglia è solo l’ennesima botta in testa. Il dolore non si è ulteriormente acutizzato, perchè la perdita di un figlio è un dolore immenso, vivo, da tre anni a questa parte e per sempre, finchè a separarci dalla Terra non sarà la morte. Niente avrebbe ridato Ciro alla signora Antonella e alla famiglia Esposito. Niente avrebbe riavvolto il nastro, portando tutto alla vigilia di quel maledetto 3 Maggio. La vita purtroppo non è un film.
Questa tristissima vicenda iniziò già sotto una fitta coltre di stranezza e paradosso. Quella sera del 3 Maggio e le settimane a seguire, si parlava più di una ‘carogna’ con in mano le chiavi della partita, che di tutto ciò aveva preceduto quella finale. Gli incidenti a Tor di Quinto sono stati figli di un’imboscata. Complice anche la poca organizzazione della prefettura capitolina. Si sono lavati in fretta le mani un pò tutti. Come solito fare italiano. Le verità erano due: la prima è che Genny “à carogna” era un personaggio che buttava melma sulla società italiana, e la seconda che Ciro Esposito, al momento degli incidenti, era in fin di vita (sarebbe poi morto al Policlinino Gemelli 53 giorni dopo).
Pena ridotta di dieci anni per ‘Gastone’. I legali della famiglia De Santis si ritengono solo parzialmente soddisfatti, perchè secondo la loro tesi, il loro assistito spara per legittima difesa. Certo, perchè è da tutti uscire di casa con una pistola in tasca, aggredire il pullman di una tifoseria diversa dalla tua, e lanciare verso di loro decine di petardi. Cinque colpi di pistola verso tre tifosi azzurri, quattro dei quali vanno a segno. Ovviamente, al netto dei precedenti penali a suo carico, un fascicolo che comprende un pò tutto: dagli incidenti pre partita in una finale di Coppa Italia tra Roma e Inter nel 2008 (con ferimento di sei agenti di polizia), all’accoltellamento dell’allora vice questore di Brescia Giovanni Selmin, durante un Brescia-Roma (fu poi assolto e risarcito di 2 milioni e 900 mila lire). Senza contare l’invasione di campo durante il derby con la Lazio, dando vita ad una voce che parlava di un bambino morto all’esterno dell’Olimpico investito da un auto della polizia. Voce rivelata poi falsa. Ma di questo reato non è stato mai processato perchè cadde in prescrizione.
I legali dell’ultras romano, promettono battaglia con un ricorso alla Cassazione, perchè sedici anni sono ancora troppi. Ancora speranze per l’ex guardiaspalla di Alemanno, che nel 2008 si candidò anche al Comune di Roma con la lista civica ‘Il popolo della vita’, per appoggiare la candidatura a primo cittadino della capitale Gianni Alemanno. Lo stesso fece nel 2010 per la Polverini. Giusto per farvi capire in che razza di paese ci troviamo. Un ricorso alla Cassazione non è detto sia un fallimento. Questo è un paese molto strano. De Santis vedrà il suo futuro meno nero di quello che potrebbe essere in un paese normale con leggi normali. Perchè, dunque, non provarci? Magari Ciro morirà per la terza volta, e farà ancora meno scalpore di oggi, perchè come diceva Oriana Fallaci “L’abitudine è la più infame delle malattie, perchè ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, e qualsiasi morte”