Calcio Napoli

Careca: “Maradona prigioniero a Napoli. Così mi ‘portò’ in azzurro”

L'ex bomber azzurro svela alcuni retroscena degli anni passati con D10S

Diego Armando Maradona e Antonio Careca una coppia di attaccanti fantastica che ha fatto impazzire lo stadio San Paolo. Con Bruno Giordano era stata creata la Ma.Gi.Ca che reterà per sempre scolpita nella testa dei tifosi. Ma Careca di Maradona parla come di un fratello: “Ci mancava solo una trasfusione di sangue“.
Durante una lunga intervista a La Nacion Careca svela come Maradona lo convinse ad andare al Napoli: “Mi chiese quasi sottovoce se mi sarebbe piaciuto giocare in Italia, nel Napoli… Io non sapevo nemmeno cosa dirgli…“. Poi però accetto l’offerta proposta dal Napoli di Maradona.

Careca: “Ho accettato Napoli per Maradona”.

Quando stavo per decidere il mio futuro arrivò la proposta del Napoli e l’ho accettata per Diego. Era un sogno. Ho rifiutato il Real Madrid per stare con lui. Era un fenomeno, un genio, e per giocare con lui bisognava avere qualità tecnica e intelligenza, per capire le sue giocate e cercare di accompagnarlo. Diego pensava a tutto prima di tutti, ed eseguiva sempre le sue mosse con velocità. Per Diego, tutto in campo era molto facile, molto semplice. Per gli altri era più difficile.
Aveva un cuore enorme, era speciale. Con l’onestà e la trasparenza di amare gli altri. Era un leader molto preoccupato per gli altri, tutti gli altri. Ha combattuto per quello che non giocava, per quello che andava in banca, per l’uomo di scena e per il massaggiatore. Aspettando che tutti riscuotessero lo stipendio… era speciale. È stato un peccato il modo in cui abbiamo perso Diego.

Careca racconta il rapporto con Maradona.

Ho vissuto quattro anni con Diego, giocando e allenandomi al suo fianco, andando a casa sua, lui veniva a casa mia… Era spettacolare in campo e, inoltre, un leader molto rispettato da tutti. Messi è molto bravo, un grande attaccante, ha una qualità impressionante. Ma per me Diego è un gradino sopra di lui. E non solo perché, secondo me, era più figo di Messi, ma anche perché giocava con più anima, era più vivace, combatteva di più, non si arrendeva mai prima della fine della partita”.

“Dopo il Napoli sono andato un paio d’anni a giocare in Giappone, al Kashiwa Reysol. Diego ed io avevamo un piano nel ’96: avrebbe giocato qualche mese con me al Santos. Forse mezza stagione, e poi saremmo andati insieme al Boca e ci siamo ritirati lì.

“Maradona a Napoli come un prigioniero” dice Careca a La Nacion.

La quotidianità di quella città era pazzesca. Cercare di uscire a fare una passeggiata era un’avventura. I tifosi facevano la guardia alla porta di casa di Diego, era come un prigioniero. Io lo facevo uscire travestito anche con barbe finte o nascosto nel bagagliaio dell’auto. Sì, saliva nella mia macchina, uscivamo, guidavamo per diversi isolati e poi scendeva e andava su un’altra macchina.

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