Anguissa, l’anima del Napoli: il ritorno del gigante che spinge Conte e risolleva gli azzurri

Anguissa, l’anima del Napoli: il ritorno del gigante che spinge Conte e risolleva gli azzurri

Il Napoli ritrova vittoria, solidità e orgoglio grazie a un protagonista che non smette mai di essere “Fab”: Frank Zambo Anguissa. Come racconta Fabio Mandarini sul Corriere dello Sport, è suo il colpo di testa che ha interrotto la serie di quattro sconfitte consecutive in trasferta, il gesto tecnico che ha rimesso in moto la squadra e la chioma che sembra guidare il destino azzurro. Una partita sporca, difficile, vinta con ordine e carattere contro un Lecce coraggioso ma impreciso.

Come scrive ancora il Corriere dello Sport, il Napoli ha sofferto nel primo tempo, dominando però il possesso (58,8%) e i tiri (14-7). Il rigore parato da Milinkovic-Savic al giovane Camarda — il sesto penalty neutralizzato in Serie A dal 2021, sottolinea Mandarini — ha segnato la svolta. L’1-0 firmato da Anguissa è arrivato dopo 69 minuti di sforzi e imprecisioni, ma è bastato per riportare serenità e fiducia a Conte e ai suoi uomini.

Antonio Conte, come ricorda Fabio Mandarini per il Corriere dello Sport, ha festeggiato nel modo migliore la sua panchina numero 250 in Serie A, proprio nella sua Lecce, nonostante gli insulti e le assenze pesanti: fuori De Bruyne, Lobotka, Lukaku e Meret, con turnover obbligato per Spinazzola, Neres, McTominay e Hojlund. Eppure il tecnico ha ritrovato l’anima della squadra: pressing alto, sacrificio e voglia di reagire.

L’inviato del Corriere dello Sport, Fabio Mandarini, sottolinea come il ritorno del clean sheet — il primo dal 30 agosto — sia un segnale importante. La fase difensiva cresce, la squadra ritrova compattezza e mentalità vincente. Il Lecce, ancora senza successi interni e con la peggior difesa del campionato insieme al Torino, ha mostrato cuore ma poca lucidità. Il Napoli, invece, ritrova se stesso e ora guarda con fiducia ai prossimi impegni contro Como ed Eintracht, mentre i giallorossi si preparano alla sfida di Firenze, che profuma già d’oro.