550 presenze in Serie A e un anno al Napoli, poi finisce nei pasticci | Accusato di rapporti con la Camorra
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Una singola stagione con il Napoli, una carriera lunghissima in massima serie e poi l’accusa per presunti rapporti con la Camorra.
Il giocatore in questione è diventato una leggenda in Serie A. Ma ha anche attraversato un periodo buio ed è stato accusato per presunti rapporti con la Camorra. Una situazione non semplice ma nonostante ciò ha deciso di portare avanti la propria carriera. Dopo anni di silenzi e sofferenze, ha raccontato i “cinque anni di inferno” vissuti a causa di uno stalker.
Il persecutore era un poliziotto della postale di Napoli, Raffaele Piccolo, condannato in primo grado a quattro anni e otto mesi di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. L’uomo aveva inviato centinaia di lettere diffamatorie tra il 2007 e il 2010, con accuse pesantissime.
Quelle lettere costrinsero il giocatore ad allontanarsi dal Napoli. Accuse inventate di frequentazioni con la criminalità organizzata e storie di droga o rapporti illeciti venivano diffuse per distruggerne la reputazione. Lo stesso agente si era offerto di aiutarlo, fingendo di collaborare nelle indagini.
Durante il processo è emersa la verità: quel finto sostegno serviva soltanto a prolungare l’inganno. Le denunce scritte dal poliziotto non furono mai presentate, e solo nel 2010 arrivò la querela autentica che diede il via al percorso giudiziario. Una storia che ha coinvolto anche la famiglia del calciatore.
L’anno a Napoli
Il rapporto con la società dell’epoca si deteriorò inevitabilmente. All’inizio il presidente lo invitò a trasferirsi in albergo per sicurezza, ma col passare dei mesi i contatti si interruppero. Si passò infatti alla cessione del tutto inaspettata che i tifosi del Napoli non presero per nulla bene.
Ripensando a quel periodo, ha parlato del peso enorme che ha portato dentro e il tutto è stato riportato da corriere.it. Non poter raccontare la propria verità durante le indagini, sentire opinioni e giudizi senza potersi difendere, vivere sotto minaccia: tutto questo ha lasciato cicatrici profonde.

La verità
Alla fine la sentenza lo ha scagionato da qualsiasi tipo di accusa ed ha condannato il vero colpevole della vicenda. Subito dopo l’emissione del verdetto il calciatore ha detto “Mi ha tolto un macigno dal cuore”. Una vera e propria liberazione che ha fatto aprire gli occhi anche e soprattutto ai tifosi azzurri.
Sino a quel momento, quello del verdetto, i supporters partenopei non conoscevano la vera storia. Una volta saputo tutto nel dettaglio c’è stata una riappacificazione tra società, tifosi e il protagonista della vicenda: Fabio Quagliarella. Dopo anni bui il calciatore da diverso tempo si è dunque liberato di un peso.
