Repubblica: “Chiaia, calciatore accoltellato Un quindicenne: sono stato io”

Repubblica: “Chiaia, calciatore accoltellato Un quindicenne: sono stato io”

È ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Paolo di Napoli Bruno Petrone, 18 anni, promettente centrocampista dell’Angri, accoltellato nella notte di Santo Stefano nel cuore della movida di Chiaia. Il giovane, che avrebbe dovuto riprendere ieri gli allenamenti, è stato colpito con due fendenti al ventre e al fianco mentre si trovava in via Bisignano, intorno all’1.15.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’aggressione sarebbe stata messa in atto da cinque minorenni arrivati a bordo di due ciclomotori. I ragazzi, accompagnati dai rispettivi legali, si sono presentati spontaneamente agli investigatori: uno di loro, quindicenne, ha ammesso di aver materialmente sferrato le coltellate, mentre gli altri quattro hanno 17 anni. La loro posizione è ora al vaglio della Procura per i minorenni, guidata da Patrizia Imperato. Al centro delle indagini anche un video che documenterebbe l’azione, apparsa mirata e improvvisa.

Il movente resta da chiarire. L’ipotesi più accreditata è quella di una lite per futili motivi, ma non si esclude neppure uno scambio di persona. Petrone, originario della provincia di Latina, si era trasferito a Napoli, nella zona dell’Arenaccia, per inseguire il sogno del calcio professionistico. A soli 16 anni aveva già esordito in Serie C con il Sorrento, prima di approdare all’Angri.

Le sue condizioni sono in lieve miglioramento: nella giornata di ieri è stato estubato, ma ha dovuto subire l’asportazione della milza. Al risveglio, ancora tra veglia e sonno, ha cercato di rassicurare la madre con un gesto della mano e una domanda che racchiude tutta la sua vita: «Mamma, potrò continuare a giocare?».

«Bruno è un ragazzo perbene, un giovane atleta che stava semplicemente vivendo la sua età», ha dichiarato il presidente dell’Angri, Claudio Anellucci. «Questa violenza non ha nulla a che vedere con i valori dello sport e della civile convivenza. Lo aspettiamo e lo sosterremo in ogni modo».

Parole cariche di dolore anche quelle della madre Dorotea: «Mio figlio vive per il calcio. Allenamento, casa, allenamento. Non beve, non fuma, non litiga. Voglio sapere chi e perché ha fatto questo. Questa violenza deve finire, non possiamo aspettare che ci scappi il morto».

Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Angri, Cosimo Ferraioli: «Bruno è un ragazzo che ha scelto lo sport come percorso di crescita, non la violenza».

Un’aggressione che scuote ancora una volta Napoli e riapre il dibattito sulla sicurezza, soprattutto tra i più giovani, mentre un diciottenne lotta in un letto d’ospedale con un unico pensiero fisso: tornare a giocare a calcio.