Dalla qualificazione UEFA all’esonero lampo: la storia dell’allenatore che ereditò la panchina dopo l’addio del Pibe de Oro. Domenica torna da avversario.
Il ritorno di Claudio Ranieri sulla panchina della Roma segna l’ennesimo capitolo di una carriera infinita. Il tecnico romano, che sembrava aver chiuso con il calcio il 21 maggio 2024, ha risposto ancora una volta alla chiamata giallorossa dopo gli esoneri di De Rossi e Juric.
La prima sfida sarà proprio al Maradona contro il Napoli, club che lo vide protagonista in panchina nei primi anni ’90. Una storia intensa che merita di essere raccontata.
Era l’estate del 1991 quando il presidente Corrado Ferlaino decise di affidare la panchina azzurra al giovane Ranieri, reduce dai miracoli con il Cagliari portato dalla C1 alla Serie A. La sfida era titanica: sostituire Diego Armando Maradona.
Il Napoli post-Diego venne rivoluzionato: via anche il ds Moggi (direzione Juventus) e dentro Giorgio Perinetti che portò in azzurro il talento francese Laurent Blanc, oltre a Tarantino, De Agostini e Padovano.
Ranieri sorprese tutti: costruì una squadra solida ma prolifico in attacco, terzo miglior reparto offensivo del torneo. Il giovane Zola, Ferrara e un Careca da 15 reti trascinarono il Napoli al quarto posto e alla qualificazione in Coppa UEFA, migliorando l’ottavo posto dell’anno precedente.
La stagione successiva, nonostante l’arrivo del bomber Daniel Fonseca (16 gol in campionato), si rivelò fatale. Gli addii di Blanc e Alemao, uniti al calo di Careca, indebolirono la squadra. Dopo 5 sconfitte in 9 partite e l’eliminazione europea, arrivò l’esonero ad ottobre. Al suo posto tornò Ottavio Bianchi, ma il Napoli chiuse comunque undicesimo.
“Fu un’esperienza intensa”, ha ricordato spesso Ranieri, “raccogliere l’eredità di Diego era impossibile, ma riuscimmo comunque a fare un ottimo lavoro nel primo anno”.