Pali, pareggi e sfortuna al Napoli tornano alla mente le parole di Luciano De Crescenzo su Diego Maradona
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Marco Ciriello sul quotidiano il Mattino, riporta una bellissima analisi del momento del Napoli, citando le parole del compianto Luciano De Crescenzo su Maradona:
IL NAPOLI INCIAMPA SU SE STESSO
Nonostante i cambi, le ripuliture, i tentativi, e soprattutto gli anni, nel Napoli permangono le incrostazioni da grande salto mancato.
Quando sembra che stia per farcela arriva l’azzoppamento, quando la situazione sta per capovolgersi.
C’è un dettaglio che lo impedisce, e alla fine – in misura determinante – si rimane a galleggiare tra grandi speranze e piccole delusioni.
Esiste una metafisica della loquacità che viene inficiata dal campo. Tutte le convinzioni e le sicurezze maturate in Champions League, si sono frammentate in una dispersione di cross sbagliati e teste che non colpivano.
Salti a vuoto, pali, e dribbling eccentrici, passaggi o troppo lunghi o troppo corti per essere l’innesco di un gol, complice anche la saldezza difensiva della Spal.
Che rimane? Poco, verrebbe da dire con Enzo Striano e la sua Eleonora de Fonseca Pimentel: il resto di niente.
Ma non è proprio così, sotto c’è qualcosa che lascia sperare, una sfumatura di sogno che non smette di accanirsi sull’immaginario collettivo nemmeno in domeniche come questa.
In pratica continua a esistere la ferma convinzione di rifarcela e la piccola strisciante sistematica caduta da inciampo su se stessi.
Nonostante gli sforzi di Aurelio De Laurentiis, la sua colorata ma sempre efficace progettualità – anche se malintesa dal popolino.
Le incandescenze e le scelte giuste, il Napoli rimane schiacciato sempre da qualcosa che sia un palo a Ferrara o un hotel a Firenze, che ne sottolineano una provvisorietà che è insita nel Dna della squadra.
Passano gli allenatori, cambiano i moduli, ma l’inciampo resta. E poi su quell’inciampo comincia la nostalgia per le uniche stagioni dove i salti avvenivano.
Quelli che portavano ai titoli (veri), è innegabile che altri salti siano avvenuti ma di misura minore, quello da ripetere è il salto verso la cima, che in questi anni si è bordeggiato.
Sappiamo che è difficile, sappiamo che il calcio è lenta costruzione mentre intorno tutti pensano di correre a lndianapolis e vogliono spingere sull’acceleratore.
Ma poi c’è quel dato: ogni occasione di rimonta, di riscatto, di salita, di passaggio viene mancata, spesso giocando bene, con una gran partita alle spalle.
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DE CRESCENZO SU MARADONA
Torna in mente una vecchia intervista di Luciano De Crescenzo e la sua invocazione che faceva dell’uomo forte forte, della guida, insomma del Maradona.
De Crescenzo chiedeva che venisse portata in campo una invocazione che appartiene alla città, una caratteristica insita nella stratificazione che ci attraversa.
Un Maradona che prendesse la squadra e l’intera città e la portasse al di là della palude, dove ci sono scudetto e coppe.
Sicuramente in questi anni il Napoli ci ha abituato a grandissime partite, ha acceso fuochi, ma poi sul più bello, quando sembrava che si potesse andare oltre è venuto meno implodendo.
Nella sostanza quasi un fenomeno codificato. Ogni qual volta il Napoli dà modo di pensare a una nuova grandezza attirando quote consistenti di entusiasmo -anche quello più scettico – fa gridare al miracolo infilando vittorie e giocando benissimo.
Zac arriva l’inciampo, che torna a sfibrare un tessuto logoro, che si sente tradito perché vede avvicinarsi l’aristocrazia maradoniana, la sfiora, ma non riesce a riviverla. non torna mai.
Non ci credo nemmeno oggi, ma ci penso. E aspetto che un “Maradona” inteso come risolutore, possa essere scavalcato, ma intanto mi trovo di fronte al fatto che non averlo, condiziona la qualità del salto, in una domenica che vedeva Inter e Juve che avevano lasciato punti.