Napoli, Conte verso la panchina numero 50: Torino tappa simbolica nel suo destino
Antonio Conte - fonte LaPresse - Napolipiu
Arrivano i nazionali, e per Antonio Conte inizia una settimana speciale. Come racconta Fabio Mandarini sul Corriere dello Sport, Hojlund, McTominay e Gilmour sono stati i primi a tornare a Castel Volturno dopo gli impegni con le rispettive selezioni, pronti a preparare la delicata trasferta di sabato contro il Torino. Una sfida che vale molto per il cammino del Napoli – in vetta insieme con la Roma – ma anche per lo stesso Conte.
Il tecnico, infatti, tornerà nella sua città d’adozione, Torino, dove vivono la moglie e la figlia, e dove ha scritto pagine importanti della sua carriera juventina. Una tappa dal valore fortemente simbolico: sabato collezionerà la panchina numero 50 alla guida del Napoli.
50 e 250, i numeri di Conte
Mandarini ricorda sul Corriere dello Sport che l’avventura azzurra di Conte è iniziata il 10 agosto 2024 al Maradona contro il Modena, nei trentaduesimi di Coppa Italia, e ha portato alla conquista dello scudetto. Il bilancio complessivo parla di 32 vittorie (29 in Serie A), 10 pareggi e 7 sconfitte, con 83 gol segnati e 42 subiti.
Il tecnico raggiungerà anche un altro traguardo personale: sabato sarà la panchina numero 248 in Serie A, e il 28 ottobre, al Via del Mare di Lecce, città dove è nato e ha debuttato da giocatore, toccherà quota 250. Una pietra miliare che profuma di destino.
La sfida con Baroni e il valore della memoria
Il primo ostacolo si chiama Torino di Marco Baroni, tecnico che nella scorsa stagione aveva battuto il Napoli due volte su tre con la Lazio (tra campionato e Coppa Italia). Conte non lo supera da sedici anni, precisamente dal 22 novembre 2009 (Siena-Atalanta 0-2).
Nel frattempo, riporta ancora il Corriere dello Sport, il tecnico azzurro ha preso parte a un’iniziativa di forte valore civile: la cerimonia di intitolazione di alcuni locali del Centro sportivo diocesano di Acerra a Roberto Lorentini, una delle vittime della tragedia dell’Heysel. Durante l’evento, organizzato dalla Caritas di Acerra e dall’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, Conte ha lanciato un messaggio chiaro:
«La violenza non deve vincere mai, che sia in uno stadio, per strada o in un focolare domestico. Dobbiamo essere intransigenti e cercare sempre una via diversa».
Il tecnico ha poi aggiunto: «Sono cresciuto in un oratorio, servendo messa e imparando a superare le difficoltà con la fede. Mi fa piacere essere qui e vedere che esiste sempre una connessione tra fede e sport».
Alla cerimonia ha partecipato anche Sergio Brio, storico capitano della Juventus e testimone diretto di quella tragica notte di Bruxelles.
