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Morte Maradona, la perizia inchioda i medici: “Diego poteva essere salvato”

La perizia sulla morte di Maradona inchioda i due medici: "Ha cominciato a morire 12 ore prima. Poteva sopravvivere"

Morte Maradona. Dalla perizia arrivano clamorose notizie che arrivano sulla morte di Diego Armando Maradona. Per gli inquirenti argentini, El Pibe era in pericolo di vita già 12 ore prima ma non è stato monitorato. Secondo quanto riporta l’edizione odierna del corriere dello sport, la perizia inchioda alle proprie responsabilità il l team sanitario che si è preso cura di Diego Armando Maradona.

PERIZIA SULLA MORTE DI MARADONA

Gli esperti ufficiali convocati dalla Procura Generale di San Isidro, che stanno indagando sulla morte di Maradona hanno concluso la perizia. Le conclusioni si dividerebbero in 13 punti. La relazione sarebbe stata inviata oggi agli specialisti convocati dalle parti che partecipano alla commissione medica.

Una squadra speciale di investigatori ha l’obiettivo di determinare se ci sia un crimine dietro la morte di Maradon. Indagati, il neurochirurgo Leopoldo Luque  e la psichiatra Agustina Cosachov, alla base della morte di Maradona, avvenuta lo scorso 25 novembre.

Tra gli imputati ci sono anche lo psicologo Carlos Díaz, l’infermiera Dahiana Gisela Madrid, l’infermiera Ricardo Almirón, la dottoressa coordinatrice Nancy Forlini e il coordinatore degli infermieri Mariano Perroni.

MORTE MARADONA: POTEVA SOPRAVVIVERE

Maradona poteva sopravvivere, ma non è stato adeguatamente monitorato. Secondo i registri del verbale, l’équipe medica avrebbe effettuato un protocollo di follow-up diagnostico, terapeutico ed esaustivo per la vittima. Maradona non è stato trattato o adeguatamente controllato e l’evento finale, che non è stato rilevato, ne ha causato la morte.

“Maradona ha cominciato a morire almeno 12 ore prima delle 12:30 del 25 novembre scorso. Ha presentato segni inequivocabili di un periodo agonizzante prolungato, motivo per cui concludiamo che il paziente non è stato adeguatamente controllato dalle 0.30 del mattino del giorno della sua morte. Si può dedurre dai documenti che sono stati analizzati da questa Commissione Medica Interdisciplinare, che l’equipe medica curante si è resa responsabile della morte del paziente, dimostrandosi assolutamente indifferente alla situazione, non modificando i comportamenti e il piano medico-sanitario, mantenendo le suddette dannose omissioni ed abbandonando al caso lo stato di salute del paziente”.

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