Pierpaolo Marino direttore tecnico dell’Udinese ha parlato del Napoli rivelando anche un retroscena sugli azzurri.
Pierpaolo Marino è legato a doppio filo con il Napoli, oggi è il direttore sportivo dell’Udinese ma non dimentica il suo passato azzurro fatto di scudetti e ricostruzione. Ai microfoni del quotidiano il Mattino, Marino analizza la vittoria degli azzurri sul Milan e rivela anche un retroscena legato a Kvara e Kim.
Marino, non a caso l’Udinese è terza. Ma comandano due club del suo cuore, Napoli e Atalanta?
«Non mi sorprende che la serie A premi queste società: sono quelle che hanno i bilanci in ordine, i conti sistemati, le strategie collaudate e sempre precise sul mercato, non fanno mai passi più lunghi della propria gamba. Ed è ovvio che il calcio poi dia merito a queste realtà. Ci sono, poi, presidenti alle spalle che hanno passione, ma anche competenza. Il Napoli ha portato a termine un’ottima campagna acquisti e Spalletti gestisce al meglio le risorse tecniche a propria disposizione».
È una serie A sempre di passaggio per i campioni come Kvara o Kim?
«Non sarei così categorico. Nel senso, è evidente che la Premier ha una forza economica che noi qui non possiamo fronteggiare, ma alla fine sono gli intermediari che popolano questo mondo che decidono il destino dei calciatori. Non a caso, questa è stata l’estate dei tanti che sono andati a giocare in Turchia».
Ora con Kvara tutti dicono: è un po’ come quando Marino portò Lavezzi e Hamsik e venne accolto con diffidenza. Corsi e ricorsi?
«Vero, le etichette sono facili da mettere perché tutti sognano i grandi nomi almeno in estate, poi arriva il campo ed escono fuori le conoscenze e le competenze di chi ha fatto certe scelte. Come nel 1986: a novembre, quando poi arrivò Romano, le critiche divennero ancor più ostili: “ma come, un regista dalla Triestina, dalla serie B, per giocare al fianco di Maradona?”. Era il pezzo mancante del puzzle. Entrò alla perfezione».
Con il Mondiale in inverno può essere l’anno per interrompere la dittatura di Milan, Inter e Juventus?
«Sì, c’è il Napoli ma anche l’Atalanta che per certi versi mi ricorda il Verona dei miracoli. Ma tutto dipende dal disegno strategico con cui i club in lotta per il titolo affronteranno la sessione di gennaio del mercato. Mai come questa volta, è lì che si vince o si perde il prossimo scudetto. Anche perché la lotta al vertice sarà più accanita, con un margine ristretto a livello di punti rispetto all’anno scorso».
Il Napoli a Milano ha messo a segno un bel colpo?
«Ha ottenuto il massimo, andando al minimo. Succede alle grandi squadre di vincere così, sono i segnali importanti che dicono che è un anno d’oro. Però, come prestazione, ho visto la squadra di Spalletti dare il meglio in altre partite. Di sicuro, giocano il calcio più bello d’Italia. Anche se al Meazza non lo hanno fatto vedere. Ma sono primi in classifica e lo sono con merito».