MASSIMO GRAMELLINI, prima firma de la Stampa, ha scritto un editoriale, sul quotidiano sabaudo, usando la vicenda ADL come pretesto.
L’articolo sovviamente e’ un mix tra luoghi comuni e riflessioni sul tema Vip.
A voi i commenti
Non so perché continuo a coltivare questa idea bacata che i cosiddett i vip dovrebbero comportarsi meglio dei militi ignoti.
Sarà una reminiscenza di letture impegnate («A grandi poteri, grandi responsabilità», l’Uomo Ragno), ma l’ultima cafonata attribuita al patron del Napoli e dei cinepanettoni De Laurentiis mi ha lievemente scosso il sistema nervoso.
In assenza della sua versione ci si deve accontentare di quella del sindacato di polizia, piuttosto circostanziata. DeLaurentiis arriva all’aeroporto di Capodichino, si presenta all’imbarco e per prima cosa pretende e ottiene di fare saltare la coda a sé e ai suoi cari: diciotto persone.
Il ministro tedesco Schäuble li avrebbe rimessi in fondo alla fila,ma da buon italiano so che la rigidità non è un dogma e in questo caso il privilegio appare giustificato dall’esigenza di proteggere il presidente dall’invadenza tifosa dei passeggeri (il presidente, non gli altri diciotto).
La rigidità non sarà un dogma, obietterebbe Schäuble, ma serve a impedire che il tizio o la nazione a cui hai appena dato un dito si prenda il braccio intero.
Esattamente come De Laurentiis, che chiede a un poliziotto di portargli i bagagli e, indispettitodal suo rifiuto, ordina che un pulmino privato lo conduca alla scaletta dell’aereo per non costringerlo a mescolarsi con la vile plebaglia.
Il nuovo rifiuto produce un frasario da boss – «Non seguirmi, non mi servi più»- e una gomitata alla gola del poliziotto. Se l’avesse vibrata un altro, sarebbe finito in galera.
Quanto ai troppi De Laurentiis d’Italia, il guaio di chi vive circondato da servi è che si illude di essere un signore.