La Serie B al Napoli, poi più di 300 presenze in A | Carriera rovinata dalle scommesse

La Serie B al Napoli, poi più di 300 presenze in A | Carriera rovinata dalle scommesse

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Una carriera di tutto rispetto. Più di 300 presenze in massima serie e poi l’indimenticabile Serie B al Napoli. Le scommesse lo hanno rovinato.

Il calcio italiano ha vissuto ancora una volta momenti delicati, con un procedimento disciplinare che ha coinvolto un giocatore di una storica società di Serie A. Le accuse iniziali erano pesanti e facevano temere una penalizzazione in classifica che avrebbe complicato non poco la stagione. La sentenza, però, ha cambiato radicalmente lo scenario.

La Disciplinare ha infatti escluso la penalizzazione in punti, limitandosi a infliggere una sanzione economica al club. Una decisione accolta con sollievo, soprattutto dopo che il procuratore federale aveva invocato punizioni severe. Il ribaltamento dell’accusa principale ha salvato la squadra da conseguenze ben più gravi.

Il rischio era quello di partire con un handicap significativo, scenario che avrebbe condizionato obiettivi sportivi e serenità interna. Invece, il verdetto ha permesso di guardare avanti con maggiore fiducia. Rimane, tuttavia, l’amarezza per i mesi di tensione e incertezza vissuti da dirigenti, tesserati e tifosi.

La vicenda ha suscitato numerose reazioni, tra social e dichiarazioni ufficiali. Da un lato la gioia di chi è stato prosciolto da ogni accusa, dall’altro la delusione per chi ha ricevuto comunque una squalifica. La sensazione è che il caso abbia segnato profondamente tutti i coinvolti.

L’assoluzione

L’aspetto più rilevante riguarda però la differenza tra le richieste iniziali e la decisione finale. L’accusa di illecito sportivo si è trasformata in una contestazione meno pesante di omessa denuncia. Un cambio di prospettiva che ha alleggerito il peso sul club e ridimensionato la portata della vicenda.

Anche i legali hanno rivendicato la bontà della propria difesa, sottolineando come le tesi siano state accolte in pieno dalla Commissione. L’assenza di prove concrete su alcuni episodi contestati ha fatto la differenza come riportato da Il Resto del Carlino tempo fa, aprendo la strada all’assoluzione per la società e per chi era stato chiamato in causa.

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Il giocatore in questione

Per Daniele Portanova, però, resta una condanna di sei mesi per omessa denuncia. Un’onta che pesa sulla carriera di un difensore che ha vissuto stagioni importanti in Serie A e che, fino a quel momento, era stato un punto di riferimento nello spogliatoio. La sua immagine è stata inevitabilmente segnata.

Portanova si è visto attribuire una responsabilità non legata a un’azione diretta, ma a un presunto silenzio. Un dettaglio che ha cambiato il corso della sua storia professionale, rovinando in parte una carriera fatta di oltre trecento presenze nella massima serie.