Il Napoli sta impressionando in Italia ed in Europa, Libero conia un nuovo soprannome: ‘Diego Armando Spalletti’.
L’allenatore viene indicato come uno degli artefici di questo inizio di stagione clamoroso della squadra azzurra. “Nel biennio sabbatico 2019-2021, Luciano Spalletti non si è dedicato solo ai suoi cavalli, ai suoi quattro ciuchi, alle anatre, ai cani, agli struzzi e alle galline. Ha anche visto un’infinità di partite. La fattoria era diventata un hobby per sopportare la ‘disoccupazione’, ma il lavoro è sempre stato e sempre sarà quello dell’allenatore. E che lavoro. E che allenatore. Spalletti è il migliore in serie A perché ha sfruttato le ferie per studiare il calcio contemporaneo e ripresentarsi, una volta ingaggiato dal Napoli, in linea con esso, se non addirittura oltre“.
Diego Armando Spalletti: nuovo soprannome per l’allenatore
Poi si continua a leggere: “Si conferma un avanguardista. Lo è sempre stato, se si pensa alla sua prima Roma in formato 4-2-3-1, con Perrotta falso trequartista alle spalle di un falso nove come Totti: giocasse oggi, quella formazione non risulterebbe affatto antistorica. Anzi, sarebbe perfettamente calata nel 2022. Spalletti valorizza tutti i calciatori che ha a disposizione, cerca dimettere tutti nei posti preferiti, scegliendo il modulo in base alla rosa e non viceversa, e intuendo in anticipo quando è il caso di cambiarlo: quest’anno è passato dal “suo” 4-2-3-1 al 4-3-3 per migliorare il controllo del gioco come nell’ultima Roma s’inventò un 3-4-2-1 per liberare Nainggolan all’assalto e Salah negli attacchi in verticale“.
Pagliuca: “Napoli la più forte, anche Europa. Ho solo un dubbio”
Poi conclude: “Spalletti, poi, offre contenuti anche nelle interviste, mentre la maggior parte dei colleghi tende a occultare questi contenuti pensando di offrire un vantaggio alle avversarie. Di recente ha spiegato che «nel calcio di oggi, gli spazi non sono più tra le linee ma tra gli uomini», perché sempre più squadre «rompono questi allineamenti» durante il pressing, dunque i vuoti bisogna «saperli vedere». Il calcio contemporaneo, insomma, «bisogna saperlo interpretare», allenando calciatori che ne sanno quanto l’allenatore. Non è affatto semplice, come dicono altri. Semmai bisogna farlo risultare tale, ma è possibile solo studiandone la complessità. Come fa Luciano Spalletti“.