Perché Giolitti era soprannominato il ministro della malavita?. Lo spiega una vignetta pubblicata nel 1911 sulla rivista satirica L’Asino.
Di Paola Panigas Focus
Il quarto governo Giolitti
Nel 1911, quarto governo Giolitti, l’Italia era caratterizzata da un divario insanabile tra Nord e Sud. La Seconda rivoluzione industriale aveva prodotto benessere, ma solo al Settentrione.
Le masse popolari erano escluse dalla gestione del potere e il mondo agricolo segnato dal latifondismo. Nonostante i progressi della medicina, continuavano a essere diffuse le “malattie dei poveri” (pellagra, tubercolosi e malaria).
La nuova legge sull’istruzione obbligatoria non aveva sanato l’analfabetismo (nel 1910 il 48% della popolazione non sapeva leggere né scrivere).
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Giolitti ministro della malavita
La guerra di Libia (1911- 1912), che secondo Giolitti doveva essere una “facile conquista” grazie alla quale si sarebbero creati “posti di lavoro”, si rivelò un fallimento.
Così, in una situazione sociale esplosiva, Giolitti, convinto che il Nord fosse il traino della nazione, governò la parte più avanzata del Paese con un’alleanza tra liberali e socialisti riformisti, mentre avallò in Meridione un’amministrazione autoritaria basata sul clientelismo, meritandosi l’appellativo di “ministro della malavita”. Doppia anima.
La rivista satirica L’Asino
Podrecca e Galantara, autori della vignetta pubblicata nel 1911 sulla rivista satirica L’Asino, ritrassero da una parte un Giolitti, ben vestito mentre si rivolgeva a un pubblico borghese; dall’altra, lo statista in versione dimessa, intento a parlare col proletariato.
Una denuncia della politica dal doppio volto di Giolitti, aperto, democratico, quasi socialista, e, contemporaneamente, borghese e conservatore.
Un modo per tenere tutti buoni e nel frattempo fare i suoi interessi, come lasciava intendere la prima pagina del giornale satirico il cui motto era “L’asino è il popolo, utile, paziente e bastonato”. (p.p.)