Una serata che doveva essere di sport si è trasformata nell’ennesimo episodio di discriminazione territoriale. Famiglie con bambini intimidite dopo la partita, ma i media nazionali tacciono.
Il Napoli vince sul campo, ma fuori è l’ennesima sconfitta per il calcio italiano. Come documentato dal collega Manuel Parlato, diversi tifosi azzurri sono stati cacciati dai loro posti al Franchi per la sola “colpa” di aver esultato al gol di David Neres. Un episodio gravissimo che si aggiunge a una lunga lista di discriminazioni.
La testimonianza raccolta da Radio Marte racconta una realtà preoccupante: un tifoso residente da trent’anni a Firenze denuncia un clima di ostilità crescente verso i napoletani, parlando apertamente di un’avversione che va oltre la semplice rivalità sportiva. “Non è solo calcio”, spiega, “qui c’è un vero e proprio sentimento anti-napoletano che si respira quotidianamente”.
I social network sono stati inondati di racconti simili. Tifosi che parlano del Franchi come dello stadio più ostile d’Italia, famiglie che descrivono un’esperienza traumatica, supporter che mai si sarebbero aspettati un simile trattamento nella città del Rinascimento. Un tifoso racconta di aver dovuto spiegare al figlio di 8 anni perché dovevano nascondere la loro provenienza.
Non è la prima volta che il Franchi si macchia di episodi vergognosi contro i napoletani. Come dimenticare l’aggressione a Luciano Spalletti, allora allenatore del Napoli, o l’episodio più inquietante: una bambina di 6 anni costretta dai tifosi viola a togliersi la maglia azzurra, con i genitori impossibilitati a reagire per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente. Una violenza psicologica inaudita, perpetrata contro una bambina, punita con una multa irrisoria.
Ma il peggio doveva ancora venire. Nel post-partita, alcune famiglie napoletane con bambini sono state oggetto di intimidazioni e tentativi di aggressione fuori dallo stadio. Scene indegne di un Paese civile, che però non hanno trovato spazio sui media nazionali.
E qui viene il punto: se episodi del genere fossero accaduti al Maradona, quali titoloni avremmo letto oggi? Quante prime pagine sarebbero state dedicate alla “inciviltà” dei napoletani? Invece, il silenzio. Un silenzio assordante che racconta meglio di mille parole il doppio standard con cui viene trattata la nostra città.
La vittoria sul campo passa in secondo piano di fronte a questi episodi che macchiano ancora una volta il calcio italiano. La domanda sorge spontanea: quando finirà questa discriminazione territoriale mascherata da rivalità sportiva? E soprattutto: perché le istituzioni calcistiche continuano a ignorare il problema?
Nel frattempo, attendiamo le prime pagine dei giornali nazionali su quanto accaduto. Ma sappiamo già che aspetteremo invano.