Corriere dello Sport: “Napoli, la felicità nascosta dietro la pioggia e la scaramanzia”

Chi atterra a Napoli aspettandosi la festa, le bandiere e il sole abbagliante della primavera scudettata del 2023, resterà deluso. «Fa un buco nell’acqua», scrive Fabio Mandarini sulle colonne del Corriere dello Sport. E in effetti, l’acqua non manca: quella che cade dal cielo, insistente e grigia, come a voler lavare via ogni accenno d’azzurro. Mancano i festoni, gli striscioni, gli slanci emotivi che solo due anni fa riempivano la città e il cuore della sua gente. Napoli è tornata sé stessa: silenziosa, fatalista, velata di scaramanzia.
La partita con il Cagliari è imminente, eppure la vita cittadina scorre piatta, quasi impermeabile all’attesa. «Il popolo sarebbe anche pronto, per carità», riflette Mandarini, «ma in questo momento ha ancora paura di essere felice». Il ricordo delle occasioni mancate, dal Genoa a quella notte indecifrabile di Parma, ha lasciato cicatrici profonde. Il resto lo ha fatto Antonio Conte: il tecnico ha chiesto di evitare festeggiamenti anticipati, di non esporre bandiere con numeri a caso. E la città, rispettosa e superstiziosa, ha obbedito.
«C’erano al Vomero, a Chiaia, sui Camaldoli… Poi, lunedì, puf. Tutto via», racconta il signor Mario, fotografo e abbonato in curva, a Mandarini. E intanto, tra Piazza dei Martiri e Piazza Amedeo – dove Conte viene spesso avvistato al bar – la gente si aggrappa agli amuleti: «corna, bicorna, aglio e fravaglio», la formula magica di un popolo che vive nell’equilibrio sottile tra razionalità e mito.
Una passione cieca, ma fedele
Eppure, nonostante la maschera indossata per proteggersi, Napoli ha amato il suo nuovo corso al buio. Dalla prima in casa con il Bologna, il 25 agosto 2024, alle sfide più recenti, la città non ha mai fatto mancare il suo calore. Come sottolinea Mandarini, erano 45.000 al Maradona per l’esordio stagionale, quasi come in Coppa Italia contro il Modena. Poi i sold out: 13 in stagione, 8 consecutivi. «Un milione di spettatori totali. Un abbraccio ininterrotto, iniziato nell’estate della Coppa, quella che qui non si vedeva dai tempi della Serie C».
Napoli ha ricominciato dal gradino più basso. Ha scelto di fidarsi di un progetto ancora incompleto, di una rosa in costruzione, di nomi come McTominay, Gilmour e Neres. L’ha fatto senza garanzie, ma con l’istinto viscerale che da sempre la lega al suo calcio.
Napoli milionaria, Napoli mascherata
«Napoli è ribelle, tradizionale e profondamente orgogliosa», scrive ancora Fabio Mandarini. L’umiliazione del decimo posto, il distacco siderale dall’Inter, le ferite dell’ultimo scudetto mal difeso: tutto pesa. Ma tutto spinge anche a sognare in silenzio. A mascherare la speranza, proprio come Pulcinella, simbolo eterno di un popolo che non ha mai smesso di sorridere dietro il dolore.
L’azzurro c’è, ma è coperto di bianco. La pioggia lava via gli eccessi, prepara alla possibilità. Napoli sa che il traguardo è lì, «giusto il tempo di un caffè di novanta minuti – o novanta caffè in un minuto». E aspetta. Col cuore in tasca e lo sguardo rivolto al cielo.