Conte e le porte girevoli del destino: Napoli attende il sì o l’addio del suo condottiero

Antonio Corbo
Antonio Conte si muove tra le luci e le ombre dell’ultima vigilia. Cammina dentro una Napoli che lo acclama e, al tempo stesso, lo teme. Teme di perderlo, proprio ora che il tricolore è lì, a un passo. Il tecnico salentino è come un ospite d’albergo davanti a una porta girevole, simbolo perfetto di chi entra e sembra già pronto a uscire. O viceversa. Nessuno sa se resterà o se tornerà a Torino, magari alla Juventus, dove cominciarono le sue glorie e anche il suo più velenoso addio.
Nel suo silenzio, sottolinea Antonio Corbo su Repubblica Napoli, Conte conserva il personaggio che si è costruito: duro, impenetrabile, emotivo nella sua rigidità. «Le sconfitte mi hanno fatto diventare cattivo», ha detto. Ma è proprio nei suoi occhi che si legge la nostalgia del futuro, la tensione di chi sa che, domani, dovrà decidere.
Un capolavoro, non un lavoro
Per Conte, questo non è stato un semplice incarico. Non si limita a “completare il lavoro”. Portare il Napoli – senza Osimhen e senza Kvara – a un passo dal secondo scudetto in tre anni non è stata gestione, ma un’impresa collettiva, costruita con muscoli, orgoglio e identità. In una squadra senza stelle ma piena di gregari meravigliosi, Conte ha trovato l’essenza del gioco che ama: il sacrificio, la corsa, il sogno.
E ora, proprio questo sogno rischia di diventare una parentesi irripetibile. Perché, come osserva Corbo, non è facile restare. Il tecnico sa che ha spremuto ogni energia da un gruppo segnato da età media elevata, infortuni muscolari e limiti strutturali. Sa anche che, altrove, potrebbero aspettarlo nuovi stimoli. Ma sa anche – e forse lo teme – che a Napoli ha toccato qualcosa di irripetibile.
Un bivio esistenziale, non solo tecnico
Rimanere significherebbe convincere la famiglia, lasciare Chiaia, decidere che l’amore della gente vale più della quiete. Andarsene, invece, significherebbe rinunciare a un progetto che, con pochi ritocchi, potrebbe ripetersi. E significherebbe lasciare Aurelio De Laurentiis nel momento in cui il Napoli è tornato a essere un club con bilanci forti, margini per investire, attrattività da big.
Sul piatto ci sono molte domande. Cosa ha davvero in meno il Napoli rispetto agli altri? Perché i tifosi temono tanto l’addio a favore della Juventus? E soprattutto: cosa vuole davvero Conte?
Napoli aspetta. Il Maradona applaudirà comunque
Questa squadra – scrive Corbo – non ha concluso un lavoro, ma ha firmato un capolavoro. Per questo, comunque vada, il Maradona tributerà ad Antonio Conte l’applauso più lungo e affettuoso che si ricordi. Perché ha restituito orgoglio, competitività e un senso di appartenenza profondo.
E lassù, tra le curve dello stadio che porta il suo nome, Diego sorride. Perché in questo Napoli che lotta e sogna, c’è l’anima che lui ha sempre amato.