Cultura Napoletana

Appucundria inserita nell’autorevole dizionario Treccani.

Appucundria inserita nell’autorevole dizionario Treccani. La rivoluzione culturale del grande Pino Daniele è compiuta.

Di: Redazione

L’autorevole  dizionario Treccani ha inserito un neologismo “appucundria”. I relatori del famoso vocabolario  commettono un grave errore. Infatti essi definiscono la lingua napoletana  “DIALETTO”.

scrivono i dotti della treccani:

“Pino Daniele ha scritto e cantato molto nel suo grande dialetto napoletano, fonte di ricchezza per la letteratura e la canzone che da regionali, tante volte, si sono sapute fare patrimonio della nazione. E ci ha restituito, sovrimpresse di venature che in lingua sarebbero state opache, parole che, pur non essendo nuove, nuove suonavano all’orecchio, per via di una potenza evocatrice che soltanto il dialetto era in grado di sprigionare.

Come nel caso di appocundria, interfaccia dialettale dell’italiano ipocondria, nel senso semanticamente vago di ‘profonda malinconia’, che tanto sembra addirsi (come hanno scritto Patricia Bianchi e Nicola De Biasi nel 2007, in Totò, parole di attore e di poeta) alla condizione della «napoletanità».

“I dialetti sono, con le loro coloriture lessicali, una grande risorsa espressiva per la lingua italiana, che oggi è ricca, variegata, forte e consolidata su tutto il territorio nazionale. Che la lingua italiana sia ben salda, ce lo dice anche l’ultimo rilevamento Istat: per la prima volta dall’unità d’Italia, più del 50% degli italiani (il 53,1%) tra i 18 e i 74 anni, cioè 23 milioni e 351mila persone, parla in prevalenza italiano in famiglia (tra i giovani di 18-24 anni la percentuale sale al 60,7%).

Proprio per questo, il dialetto non è più sentito come un simbolo o riflesso di svilimento socioculturale, un segnale di arretratezza. Anzi. È vissuto come libertà di registro (meno formale, più colloquiale e famigliare dell’italiano standard), porta spalancata sui sentimenti immediati, grimaldello ludico. Gioco e sentimento: come accade nella letteratura (basti pensare a Camilleri, e non solo), come succede, da anni, nella musica pop e nel rap”.

Da Napoletani siamo fieri del nostro Pino Daniele , come di tutti i grandi Napoletani, ma vorremmo suggerire  ai letterati della Treccani di non relegare i nostri vocaboli sotto la voce “dialetto” ma usare quella più appropriata cioè “Lingua”.

Nell’attesa godiamoci il sommo pino e la sua Appucundria gentilmente suggerita dalla splendida pagina Facebook : Intitoliamo una Piazza di Napoli a Pino Daniele

 

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