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5 luglio 1984 Maradona si presenta a Napoli. Svelato un retroscena tenuto nascosto per 30 anni

Maradona si presenta a Napoli il 5 luglio 1984. Uno stadio intero solo in trepidante attesa per il dio del calcio.

Per molti la leggenda di Maradona a Napoli  ebbe inizio il 5 luglio 1984, giorno della presentazione ufficiale. Ma la prima vera scintilla dell’amore tra Diego e il suo nuovo stadio era scoccata il giorno prima.

Maradona, Blanco e il suo cameraman personale Juan Carlos Laburu si recarono in gran segreto al San Paolo. Lo stesso Blanco racconta dopo oltre trent’anni dell’entusiasmo di Diego al calcare il terreno di gioco:

«In campo c’erano l’allenatore Rino Marchesi e il suo secondo Alfredo Delfrati e Diego calciò una punizione all’incrocio dei pali così, come se nulla fosse, tra lo stupore degli allenatori e dei pochi presenti, concludendo il tutto con una fragorosa risata di compiacimento».

Maradona era così entusiasta che una delle prime volte, rientrando negli spogliatoi per farsi la doccia esclamò sorridente, rivolgendosi a Cyterszpiler: «Cabezón, questo mi ricorda l’Argentinos».

La passione per Napoli avvolse anche Signorini e Laburu. Inizialmente guardinghi e avversi, come si evince dalle parole del preparatore atletico:

«Mentre un’auto ci portava dall’aeroporto di Capodichino allo stadio attraverso la tangenziale vedevo una città fatiscente e pensavo di essere arrivato in un luogo peggiore di Buenos Aires. Diego però guardava divertito oltre il finestrino e si soffermò su dei ragazzini che giocavano a pallone per strada, quegli stessi ragazzini dei quali sarebbe diventato idolo da lì a poche ore».

Buonasera napoletani, io sono molto felice di essere con voi

5 luglio 1984 Maradona si presenta a Napoli. Con un biglietto di circa 1000 lire i tifosi partenopei alle 18.30 hanno potuto vedere per la prima volta D10S, erano oltre  90mila. Quella fu anche l’estate del film che consegnò alla leggenda Massimo Troisi (in coppia con Roberto Benigni). E il Principe De Curtis era un poeta, ancor prima che un comico: i suoi versi malinconici, come i palleggi di Maradona, ci restituiscono quel senso di felicità. Tutti insieme: Totò, Massimo e Diego che, il 5 luglio del 1984, diventava uno di loro, “napolitano” come loro.

In nome del proprio talento Totò, Troisi ed Eduardo – che morirà proprio nell’84, ma farà in tempo a vedere Maradona – hanno combattuto una loro personalissima battaglia per spezzare la retorica che da sempre ha sporcato Napoli come la sua ancestrale “monnezza”.

Quell’estate felice del 1984 non c’era soltanto il folklore di “Tango e Maradona” e “Maradona è megli’e Pelé” a imperversare sulle frequenze di Fuorigrotta. Appena una decina di giorni prima – per dirne una – Pino Daniele apriva il concerto milanese di Carlos Santana e Bob Dylan. E Luciano De Crescenzo – per dirne un’altra – vinceva il premio Bancarella con un libro sulla Storia della filosofia greca e i Presocratici. Ma allo stesso tempo dirigeva un film ispirato al suo romanzo “Così parlò Bellavista” che non poteva fare a meno di contemplare un pensiero poetico per il Pibe de Oro: “San Genna’, non ti crucciare. Tu lo sai, ti voglio bene, ma ‘na finta ‘e Maradona squaglie ‘o sang rint’ ‘e vene!”.

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