Sarri Napoli tocca a noi. Il tecnico lancia la sfida alla Juve dei record. «Se vediamo i segnali di crescita che la squadra ha dato in questa stagione è giusto essere ottimisti».
di: FABIO MASSIMO SPLENDORE Guerin sportivo
SARRI NAPOLI TOCCA A NOI
Maurizio Sarri, in serie A ci è arrivato a 55 anni, da quello spettacolo organizzato che prese vita nel piccolo paradiso toscano lo ha portato in tuta nella Terra di Diego, Napoli: scelto da uno che di casting si intende, Aurelio De Laurentiis.
Il figlio di operai, nato a Napoli e vissuto per tre anni a Bagnoli, dove il papà lavorava all’Italsider. Da lì la famiglia di Maurizio si trasferì in Toscana, a Faella, frazione del comune di Castelfranco Piandiscò, provincia di Arezzo.
Il calcio era un secondo lavoro: Stia, Faellese, Cavriglia, Antella, Valdema, Tegoleto, sono il mondo di Sarri che ad allenare non ha mai davvero voluto rinunciare. Erano di terra i campi della sua carriera da calciatore dilettante, divisa con quella da dipendente della Banca Toscana, che da Firenze lo portò a Londra, in Germania, Svizzera e Lussemburgo.
«Ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso. Mi chiamano ancora l’ex impiegato. Come fosse una colpa aver fatto altro».
Eccolo Sarri, l’Empoli e poi…. Napoli, un ritorno a casa, dentro origini mai dimenticate anche se ormai lo slang è da toscanaccio incallito.
IL TECNICO LANCIA LA SFIDA ALLA JUVE
E dentro avanza il mantra di una filosofia di vivere il calcio che inebria e che è pronta per l’ultimo salto, quello dentro la vittoria. Perché c’è la Juve da battere, c’è uno scudetto da provare a prendere. Quella roba paragonata a una bestemmia da Maurizio Sarri che poi ci ha anche scherzato un po’ su ricordando come i toscani ogni tanto ci scivolino dentro… Ma parlando sul serio.
Lei è approdato nella piazza giusta?
“Un allenatore che indovina la piazza ideale ha un gran fiuto o un gran culo. Nei dilettanti conosco tanti che potrebbero stare al mio posto: se solo avessero avuto attenzione mediatica…”
Lei ha fatto tanta gavetta ma poi è arrivato al Napoli
“Nei dilettanti conosco tanti che potrebbero stare al mio posto: se solo avessero avuto attenzione mediatica...Ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso. Però c’è chi mi chiama ancora “l’ex impiegato”, come fosse una colpa aver fatto altro…”
Quando ha scelto di fare l’allenatore?
“L’amore per questo ruolo è sbocciato dopo sacchi, un innovatore. E la grande olanda ha fatto la storia”.
Com’è vivere a Napoli?
“Farei fatica a vivere nel caos delle grandi città, Ma io adoro Napoli e la sua umanità, adoro lo spirito sociale che c’è lì, il fatto che se succede una cosa al tuo vicino è come se fosse successa a te. Napoli ti dà un amore unico che ogni allenatore dovrebbe provare nella vita”.
Lo scudetto è un sogno?
“Ho sempre detto in questi mesi che lo scudetto è una bestemmia, ma io sono toscano e in Toscana si bestemmia abbastanza. Una bestemmia quindi ogni tanto ci può stare, anche perché può capitare di tutto nella vita”.
C’è la Juve da battere
«Se vediamo i segnali di crescita che la squadra ha dato in questa stagione è giusto essere ottimisti. La sensazione che questo gruppo sia cresciuto molto quest’anno in me è forte. Lo dico pensando alle milanesi che torneranno, ma anche alla Juve».
«Zielinski ha le stimmate del fuoriclasse, insigne determina anche in Europa e Rog può decollare. Milik? Un libro tutto da scrivere».
Il suo calcio diverte
“Prima ero più rigido. Ero più portato a pensare che la tattica fosse un valore assoluto. Ora so che il bambino che c’è in ogni giocatore non va mai spento. Quando un giocatore si diverte rende il doppio, ed è uno spettacolo meraviglioso”.