Durissima contestazione degli ultras del Napoli ai giocatori dopo la sconfitta contro l’Empoli: “Vi dovete vergognare”.
Scenari di forte tensione e dura contestazione si sono vissuti dopo il fischio finale di Empoli-Napoli, con gli ultras partenopei inferociti che hanno preso di mira i giocatori, colpevoli di un’altra deludente prova.
Napoli, la rabbia degli ultras
L’episodio chiave si è consumato sotto la curva del settore ospiti. Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli, è stato letteralmente “convocato” dagli ultras furibondi per un faccia a faccia.
“Non siete degni di quella maglia, vi dovete vergognare” gli urliче hanno accolto il difensore, rimasto impietrito a pochi metri di distanza dalla grata di recinzione.
“Ve li diamo noi i coglioni”
Prima di arrivare alla chiamata di Di Lorenzo, gli animi erano già infiammati con insulti e minacce verbali: “Ve li diamo noi, ve li diamo noi…i coglioni ve li diamo noi“.
Un clima reso ancora più teso dall’assenza di steward e forze dell’ordine a separare le due fazioni, con gli ultras che avrebbero potuto facilmente invadere il campo.
Osimhen ascolta gli insulti
Nessuno si è risparmiato, con Victor Osimhen costretto ad ascoltare gli insulti degli ultras delusi da questa “ennesima caduta”. Un’umiliazione di fronte al proprio popolo per i calciatori del Napoli.
La contestazione è proseguita fino all’uscita dagli spogliatoi, con il cambio di coro da “i campioni d’Italia siamo noi” a “la vergogna d’Italia siamo noi” a segnare la totale frattura tra squadra e tifosi.
“Livello di rottura totale”
Come confermato da chi era presente, il livello di rottura è apparso totale, con gli ultras che non hanno mai sostenuto la squadra, instaurando un clima di ostilità per tutti i 90 minuti.
Un vero e proprio psicodramma che ha riguardato soprattutto i calciatori, mentre la società sembra essere stata in parte risparmiata, se non per qualche critica isolata come “meritiamo di più”.
Insomma, un post-partita di altissima tensione con la tifoseria organizzata che non ha risparmiato accuse e insulti di fronte all’ennesima prova opaca della squadra. Un segnale preoccupante di una frattura profonda tra una parte della tifoseria e il gruppo di Calzona.