Domani potrebbe essere scritta la parola fine sulla vicenda penale di Calciopoli con il pronunciamento della Cassazione.
Di:Alessandro Catapano e Valerio Piccioni, giornalisti G.S
Sarà una fine che lascerà comunque diverse note a margine, capaci di ritardare i titoli di coda di una lunghissima storia.
Per capire cosa è stata, ma soprattutto cosa non è stata Calciopoli, bisogna dare i numeri.
Uno almeno, fondamentale: 3247 giorni trascorsi dalla pubblicazione sui giornali delle prime intercettazioni (2 maggio 2006) al pronunciamento della Cassazione, atteso domani sulle condanne dei processi d’Appello: 2 anni e 4 mesi a Moggi per associazione a delinquere (la frode sportiva era già prescritta), 2 anni a Mazzini e Pairetto, 1 anno a De Santis e 10 mesi a Dattilo e Bertini, che hanno rinunciato alla prescrizione, per frode sportiva; un anno e 8 mesi a Giraudo, l’unico
condannato del rito abbreviato.
Domani solo le motivazioni ci diranno se i giudici della Suprema Corte hanno davvero condiviso l’impianto accusatorio d’Appello, oppure se si sono limitati a registrare la prescrizione,
senza dilungarsi troppo sull’indice di colpevolezza dei prescritti, che a quel punto resterebbe, diciamo, «sospeso».
Comunque andrà, dall’esplosione dello scandalo ci sono voluti quasi nove anni per avere una sentenza definitiva, per reati tutti prescritti, ormai da un anno (salvo che per
i tre arbitri che vi hanno rinunciato). Indegno di un Paese civile, ma per qualcuno non del tutto casuale.
La Cassazione dovrà fare chiarezza anche sul ricorso presentato dal p.g. Carmine Esposito contro le assoluzioni di Lanese, Dondarini, Pieri, Rocchi e Messina (questi ultimi due assolti
già in primo grado).
Anzi, Messina no: il nome dell’attuale designatore di A alla fine è scomparso dal ricorso. Strano, eh.