Ipocrita
Lingua napoletana
L’ipocrita, il falso, il menzognero è un altro personaggio che incontrerai più volte sul tuo cammino.
Un atteggiamento tipico dell’ipocrita è chiagnere e fottere; è una locuzione estremamente usata dai napoletani cosi’ come ” chi chiagne fotte a chi rire”.
È il tipico atteggiamento degli ipocriti approfittatori; un atteggiamento dimesso, afflitto, pieno di problemi può essere più produttivo dell’atteggiamento allegro. Io non applico questa regola; rido sempre, sono sempre allegro e crepi chi piange sempre immotivatamente.
L’ipocrita fa tanto bene mio e core mio … e poi invece pensa solo ai fatti suoi.
Quante persone conosci che fanno finta di curare i tuoi interessi, di darti consigli ma poi ti accorgi che hanno l’unico obiettivo di pensare a sé stessi? È un modo di dire che si è molto affermato dopo il successo dell’omonima commedia di Eduardo de Filippo del 1955.
Nella commedia Filuccio finge un grande amore per Chiarina, pur di impossessarsi dei suoi beni; nel contempo impedisce a sua madre vedova di risposarsi per non perdere il suo patrimonio familiare. Nonostante facesse tanto bene mio e core mio, Lorenzo scopre il suo gioco, sposa la madre e manda all’aria i suoi piani.
Eduardo definì “Bene mio e core mio” la più napoletana delle sue commedie.
L’ipocrita poi è anche opportunista ovvero abbatte aròvence oppure abbacchia arò vence.
Quanti ragazzi conosci che sono diventati juventini dopo aver visto le molteplici vittorie della Juve?
Quanti editoriali avete letto sui siti che parlano del Napoli, che davano ragione al momento per poi smentirsi una settimana dopo?
Ecco, colui che sale sul carro del vincitore è la persona che abbatte arò vence, si inclina in direzione del vincitore.
E quello che accade pure in politica, no? Quando però hai smascherato un ipocrita gli potrai dire t’aggia cunusciut mbrellin e seta; o’ mbrellin ‘e seta è colui che ha un atteggiamento affabile ma fasullo.
Quando ad esempio vedi insopportabili complimenti fatti al solo scopo di arruffianarsi una persona, oppure quello che piscia acqua santa a dinto’o vellicolo (fa la parte del santo ma non lo è), puoi anche dire t’aggio sgamato (ti ho scoperto) oppure s’è mangiat ‘e maccarun (ha scoperto il tuo gioco).
A Napoli quest’ultima locuzione equivale a dire “ha mangiato la foglia”, ha capito le nostre vere intenzioni. Nella traduzione napoletana le foglie diventano maccheroni, perché l’appellativo mangiafoglie era riservato ai cafoni delle periferie.
Fonte: Amedeo colella -libri