Il Bomber-Gabbiadini conquistato dalla città e dalla squadra
Caffè, brioche, un pensiero grato a Mihajlovic che da prima punta lo ha trasformato in un esterno a cinque stelle e un sorriso grande così: ci sono giorni in cui il risveglioè una cosa dolcissima. Quello di ieri per Manolo Gabbiadini è stato uno di quei lunedì pieni di gioia. Il suo secondo campionato è appena iniziato e lui sa già di aver fatto passi da gigante nel cuore di suoi nuovi tifosi.
«Napoli è una città fantastica, bisogna viverla per capire che tante cose non sono vere». Il Gabbia sembra un po’ ricordare Claudio Bisio in «Benvenuti al Sud», con i suoi luoghi comuni e i pregiudizi che si trascina nel suo viaggio verso il meridione e che impiega pochi giorni per poter cancellare.
Ovvio, Gabbiadini non è al Napoli per punizione: al contrario, è qui come premio per i suoi sette gol realizzati con la Sampdoria e per essere entrato nel cerchio magico della Nazionale. Manolo finirà come Pepe Reina che in un’intervista ha ammesso: «A Napoli si piange due volte: quando si arriva e quando si parte». E lui comincia ad assaporarne anch i sapori della cucina: domenica è stato a cena al Faretto a Marechiaro.
A 23 anni può davvero diventare un campione. Lo sa lui, lo sa Rafa Benitez. Il Pipita lo ha preso a cuore: non smette di incitarlo, di invocare il suo nome, non fa che spingerlo a tirare, a farsi largo tra i difensori. «Vai Mano»,urla a ripetizione Gonzalo. «Mano» per i sudamericani ha il significato di amico, compagno.
Un gioco di parole che calza a pennello per Gabbiadini il freddo, il ragazzo che pare non provare emozioni, schivo e riservato, che fa quasi tenerezza quando parla e anche quando resta in silenzio. E che fin dal primo giorno ha avvertito tutti: «Io con le parole non ci so fare. Con il pallone sì». Tutto vero. È affascinato dalla città, stregato da Napoli.
Gabbiadini ha avuto anche la fortuna di essere arrivato in un Napoli dove tutti hanno finalmente più coraggio e hanno acquisito la mentalità giusta.
Come dice Benitez a Gabbiadini: “devi imparare a difendere se lo fanno gli altri, perché non può farlo tu”.