Il Mattino: “Alla Sanità vince la scaramanzia”

Il Mattino: “Alla Sanità vince la scaramanzia”

NAPOLI – Le strade della Sanità non sono solo vene pulsanti di una città che vive di emozioni, ma anche il termometro più sensibile degli umori di un popolo intero. In questi giorni di attesa, mentre Napoli-Genoa e Torino-Inter si avvicinano come tappe decisive nella corsa scudetto, nei vicoli della Sanità si respira un’aria sospesa tra sacralità e superstizione, fede calcistica e poesia urbana.

Lo racconta con intensità Gennaro Di Biase su Il Mattino, descrivendo un rione dove le bandiere di “McFratm” e “Santo Orsolini” sventolano già pronte, mentre tra i Vergini, i Miracoli e Palazzo dello Spagnuolo si mescolano passioni antiche, numeri del lotto e immagini devozionali in tinte azzurre.
Tifosi, bandiere e numeri da giocare

In questo spicchio di Napoli, il calcio è più di uno sport: è fato, fede e destino. Non sorprende, quindi, che la rovesciata di Orsolini contro l’Inter – segnata al minuto 94 – sia diventata ambo da giocare al lotto: 94 e 1-0. La numerologia popolare si intreccia alla cronaca calcistica. Le bandiere che inneggiano al miracolo scudetto vengono preparate in silenzio, sventolate con discrezione per non rompere l’equilibrio con la scaramanzia, custode invisibile del sogno azzurro.
Tra Maradona e McTominay: la città non dimentica

In via Villari ancora resiste il numero 3, quello del terzo scudetto. Ma in pochi già osano preparare i nuovi vessilli per un quarto titolo. Tutto è attesa, tutto è sospensione. Qui, a differenza di Forcella o dei Quartieri Spagnoli dove i disegni di Osimhen e Kvaratskhelia sono stati rimossi per rinnovare il decoro, nessuno vuole togliere nulla: ogni ricordo ha un valore, ogni simbolo conserva la sua sacralità.

«Li misero i ragazzi del vicolo», racconta Eduardo Pellecchia, barbiere storico della zona. «Ora si stanno organizzando per i nuovi striscioni, ma per scaramanzia non ne parlano nemmeno».

Il murale dimenticato e il sogno condiviso

La Sanità ha anche il suo murale di Maradona: grande, ben fatto, ma poco conosciuto. È il “fratello sfortunato” del più celebre murale di via De Deo, lontano dai percorsi turistici. Eppure, anche lì il calcio ha lasciato tracce: disegni di Kvara, bandiere, motorini parcheggiati sotto gli occhi di D10s.

«Ci piacerebbe mettere un maxischermo per vedere il Napoli da qui», dice Gennaro Esposito, tabaccaio di Largo Miracoli. «Lo facemmo anche nel maggio 2023. Ora, se tutto va bene, potremmo rifarlo».

Tifosi da Alaska a Shanghai: il Napoli è ovunque

Non mancano i visitatori stranieri. C’è John Fowler, turista solitario dall’Alaska con addosso la maglia azzurra:

«L’Alaska è selvaggia nella natura, ma Napoli lo è nella civiltà. È una città che si trasforma. Mi dispiace tornare a casa, ma tiferò per il Napoli anche da lì».

Poi c’è Camille, francese nato a Marsiglia, che sceglie il Napoli per una questione di sangue:

«Qui si tifa come nella mia città. Il Napoli è passione vera».

E ancora, una coppia cinese in completo azzurro: simbolo del nuovo legame tra il boom turistico e l’ampliamento della tifoseria partenopea nel mondo. L’osmosi perfetta tra radici e futuro, tra folklore e internazionalità.
La città che aspetta e crede

Nel cuore della Sanità, il Napoli non è solo una squadra: è una ragione per credere che il domani possa essere migliore. E anche se la finale di Champions raggiunta dall’Inter fa paura, il popolo azzurro si aggrappa ai propri riti, alle superstizioni, ai numeri giocati al lotto. E sogna. Perché come scrive Di Biase, qui «il calcio è una delle metafore più attendibili della vita»