DIECI CATEGORIE DI TIFOSO JUVENTINO
10 tipi di tifoso juventino. Dal meridione in su è un onda di gobbi bianconeri. Ognuno con le proprie caratteristiche, dal negazionista allo snob. Ecco le dieci categorie del tifoso juventino.
10 TIPI DI TIFOSO JUVENTINO
Spesso, tra uomini e donne appassionati di calcio, ho sentito questa domanda: come sono strani questi juventini. Ma senza essere troppo spietati, guardiamo meglio i gobbi bianconeri in una rapida analisi tanto superficiale quanto esaustiva. Ecco 10 tipi di tifoso Juventino
IL NEGAZIONISTA:
Figura relativamente recente. Sorta dopo Calciopoli e rinfrescata dopo l’affaire Conte. La sua missione nella vita è dimostrare che la Juventus è molto più vittima che carnefice. Processi, pene, condanne, doping. Tutto falso, tutto ignobile. Forse nemmeno esistito. Ha studiato le carte. Mentre noi andavamo al mare, lui ripassava i faldoni processuali, i vizi di forma, le aporie logiche. Come qualcuno accenna ai “presunti furti” della Juve, si scatena. Ed è pronto a querelare. Dopo gli scandali, ama anche di più la sua Vecchia Signora e la Santa Triade. Più di un marito. Un martire.
IL TECNICO:
Sicuramente il più buffo. Parla di calcio come se avesse giocato a pallone con Liedholm e Crujiff, insegnandogli tattica. Sa tutto. Ti spiega tutto. Si aggiorna come un notaio sulle novità della Federazione. Si fa spiegare a voce dalla FIFA le applicazioni arbitrali dei regolamenti. Spesso si finge esperto anche di altri sport per darsi tono. Assomiglia al negazionista, col quale intrattiene lunghi convenevoli, sulla “sportività”, la cultura della legalità e la purezza di Moggi ma l’uomo da salvare per lui non è tanto il dirigente bianconero di turno, quanto l’arbitro italiano, figura che, sotto sotto, stima e ammira. Forse avrebbe voluto farlo come carriera. Per il direttore di gara è pronto a scalare un grattacielo di cristallo. A mani nude. Tranne in quei rarissimi casi in cui il fischio determinante risulti contro la Juve. Allora lo fa a pezzi, da represso. Curioso notare come ami molto le armi dello specchio riflesso quando finisce (sempre) a litigare, alleandosi a lui. Con esso condivide soprattutto la quantistica tesi metafisica di essere “oggettivo”, iniziando delle sparate faziosissime salendo su una cattedra ideale, con il celebre ossimoro: “Siamo oggettivi…”.
LO SNOB:
È diventato juventino perché credeva così di essere più elegante. Ricorda Fantozzi col Megadirettore. È davvero convinto che l’avvocato Agnelli fosse un signore. O che Platini fosse più forte di Maradona. Di norma sa di calcio quanto Alba Parietti ai tempi di Golden Goal. Tutto sommato è innocuo. A parte quando si accendono gli animi e fa subito a gara col retorico, nel sottolineare che il “calcio è solo un giuoco” (o quando vuole essere più trasgressivo, “22 uomini in mutande dietro un pallone), per poi condire sempre la scena del delitto con la morale del “pericolo di esasperare” gli animi. Ed è “questo che produce la violenza negli stadi”. Mica i torti sportivi. Le evidenti ingiustizie. Anzi, quelle fanno bene, corroborano la “cultura della sconfitta”.
IL PENTITO:
Comincia quasi sempre col dirti che “non gli piace vincere così”. Giustifica la sua fede calcistica per eredità familiare. Suo padre lo voleva chiamare Omar in onore di Sivori. Spesso aggiunge che ha origini piemontesi. Insomma non la vive benissimo. Si vergogna. Ma ha ancora il poster di Del Piero, la foto con Bettega, le VHS di Platini, la maglietta di Furino. Gli sembrerebbe ipocrita cancellare tutto. Durante Calciopoli si vestiva di nero. Chiedeva scusa a tutti. Tranne agli interisti. I suoi unici veri nemici.
LO SPECCHIO RIFLESSO:
Cintura (bianco) nera di ultima parola. Terrore dei forum e dei social network. Deve uscire vincitore dal duello verbale con l’avversario. A pallone palleggia a fatica, ma con le parole fa pressing asfissiante. Parte sempre forte con gli uno-due classici “rosiconi/piagnina” (lui che latra appena riceve un presunto torto in perfetto stile Conte ad Istanbul) ma la sua spada laser è la proiezione. Snocciola “situazioni simili” da ogni parte. Interpretazioni. Casistiche. Retroscena. Turone era in fuorigioco, Ronaldo era in sfondamento, Viola e i rolex, Nakata non doveva giocare, le condanne di Moratti, Ferlaino, Berlusconi e Cragnotti, Zeman si droga, Collina corrotto. Non si salva nessuno. Per non parlare dei gol fantasma, i rigori, le ammonizioni, fino agli striscioni o ai cori. Può passare mesi, anni a scrutare partite e moviole altrui con un “errore simile”, in particolar modo quelle dei suoi nemici storici (Inter e Roma su tutti), per poter puntare il dito e sfoderare la scimitarra del paragone (mai calzante, ovviamente): “se fosse successo alla juve…”. Del resto ognuno ha i suoi scheletri. Se quelli juventini non entrano più negli armadi di mezza Italia non importa. Quelli degli altri sono riutilizzabili. #Finoallafine. E oltre.
IL RETORICO:
Favoleggia sulla sportività del calcio, anche se non fa altro che ricordarci come gli altri sport siano vissuti meglio. È quello che “riconosce” sempre. Riconosce la forza della tua squadra, che ci sono degli errori arbitrali, che l’arbitro non era adeguato. Ammette che c’è la “sudditanza psicologica”. Riconosce che c’era un sistema non proprio regolare. Ma ora è tutto a posto. Anzi hanno pagato fin troppo. Altrimenti perché seguire ancora il calcio? Stima Totti ma aggiunge che non è un vero campione per gli atteggiamenti. Preferisce Pelé a Maradona per simili motivi. Tifa per le italiane in coppa. Stringe la mano a fine partita anche se è al pub. Avete capito: un emerito pirla.
IL SUPERBO:
Il mio preferito. Lo ammetto. Quasi tollerabile, alla fine fa sempre ridere. Perché almeno non pretende di essere “sportivo”. Non si arrampica sugli specchi per dimostrare teorie meno credibili di quelle sulle scie chimiche, secondo le quali “alla fine gli errori si compensano”. Semplicemente se ne frega. Anzi gode rubando. Gli piace vincere così e vedere tutti gli avversari con la schiuma alla bocca. Gli mancano Moggi e gli arbitri chiusi negli armadietti, ma certe soddisfazioni se le toglie ancora. Certo, quando vince con merito (cosa che per sua fortuna ha ritmi più che bisestili), è visibilmente turbato.
L’AMICO:
Ricorda una celebre vignetta di Novello sul Ratto delle Sabine. Tifa juve in città dove si poteva scegliere meglio. Esistevano salubri alternative. Ma è capitato. Ora è una croce per tutti. Soprattutto per se stesso. Ha troppi amici importanti che vomitano sulla juve. Così è costretto a non esagerare quando tutti esagerano. Si scatena quando gli avversari sono “terzi” (tipo in Europa, dove gli dice pure male) ma soprattutto quando gioca la nazionale gremita zuppa dei “suoi” giocatori. Se gli chiedi di che squadra sia, risponde sempre ridendo, come se fosse una battuta. Che non fa ridere nessuno. Ma cerca sempre di scherzare, cambiare discorso, prendere di mira i duelli da derby degli amici. Spostare il tiro. Che fatica. Ricorda le risate, gli applausi e i fischi registrati delle sitcom americane. Fa tutto sa solo.
IL SUPERIORE (O IL MUTO):
Altro tifoso che sopporto più facilmente. Non si capisce fino a che punto si comporti così per superiorità o per vigliaccheria, ma rispetto a lo snob e al superbo è molto meno loquace. È quello che si siede sempre dietro o di lato nei salotti degli amici spaparanzati davanti alla tv. Urlanti. Allo stadio non mette nemmeno un foulard che tradisca la sua appartenenza. Fa spallucce su ogni accusa. Alza gli occhi al cielo. Esulta composto. Come gli uomini che dopo anni di onanismo nascosto hanno imparato a godere in silenzio. Ormai dissimula anche da solo. Finge di pensare a cose più importanti. Ma soprattutto, Dio lo benedica, tace.
IL SIMPATIZZANTE:
Temibilissimo. Essere ripugnante perché capace di cambiare fede calcistica con estrema facilità. Roba che in confronto cambiare religione è uno starnuto. Quasi sempre proviene da tragiche realtà esistenziali, come la propria squadra in B, o dalla stagnante colonna di destra della classifica. Vuole entrare a gamba tesa nella mischia del bar dove ci si gioca tutto. E sceglie la squadra del momento, che spesso, guarda caso, è appunto la Juve. Ci tiene a far sapere che è solo un simpatizzante, ma proprio per questo diventa antipatizzante perfino a sua madre. sudditanza psicologica.
E tu quali Juventini conosci e, tuo malgrado, frequenti?
VERGOGNA. Juventini contro Anna Trieste: “Napoletana di m..ti devono stuprare”
Fonte: Male detta Juve, Paolo Trapani, paroletario.blogspot.it, Wikypedia