Gazzetta dello Sport: “Vecchio e scomodo Il Maradona frena il boom del Napoli”

Gazzetta dello Sport: “Vecchio e scomodo Il Maradona frena il boom del Napoli”

de laurentiis-lapresse-napolipiu.com

Come scrive Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport, il tempo sembra essersi fermato a Fuorigrotta. Lo stadio Diego Armando Maradona, inaugurato nel 1959 come Stadio del Sole e poi ristrutturato per Italia ’90 e per le Universiadi del 2019, porta addosso i segni del tempo. Sessantasei anni di storia, gloria e logorio che ne fanno oggi una struttura obsoleta, lontana dagli standard degli impianti europei moderni.

Lo stesso Aurelio De Laurentiis, intervenuto al Football Business Forum organizzato dalla Gazzetta dello Sport e dall’Università SDA Bocconi, lo ha definito ironicamente un «semicesso», evocando la necessità di una rivoluzione strutturale. Il presidente del Napoli sogna infatti uno stadio nuovo, pensato come un investimento urbanistico e sociale per la città: una struttura da 70.000 posti, con centinaia di skybox, 8.000 parcheggi e la possibilità di costruire abitazioni intorno, sul modello dell’Emirates Stadium dell’Arsenal.

Come spiega Giordano sulla Gazzetta dello Sport, il progetto immaginato da De Laurentiis dovrebbe sorgere nell’area di Poggioreale, precisamente a Caramanico, con un disegno capace di coniugare estetica, funzionalità e sostenibilità. Il patron del Napoli si è detto pronto a finanziare l’opera: «Sugli investimenti ci penso io, ma servono condizioni favorevoli e una vera economia di scala». Secondo i calcoli del presidente, il Napoli incassa per una partita di Champions circa 3 milioni di euro, dieci in meno di Milan e Inter, anche perché non gode della piena gestione dell’impianto, come avviene per esempio con il PSG, che guadagna oltre 100 milioni di euro l’anno dal proprio stadio.

Il Comune di Napoli, però, non sembra intenzionato a cedere. Come sottolinea Giordano sulla Gazzetta dello Sport, l’assessore alle Infrastrutture Edoardo Cosenza ha ribadito che la priorità resta la riqualificazione del Maradona in vista degli Europei 2032, con l’obiettivo di migliorare comfort e sicurezza senza demolire la struttura storica: «Non diventerà il migliore del mondo, ma ha una base solida. Vogliamo renderlo più moderno e funzionale, restando con i piedi per terra».

Due visioni opposte, dunque: da una parte il sogno ambizioso di De Laurentiis, pronto a costruire un nuovo stadio all’avanguardia; dall’altra la volontà del Comune di salvaguardare il tempio di Fuorigrotta, simbolo della storia calcistica partenopea. Il futuro dello stadio del Napoli resta aperto tra nostalgia e innovazione, tra passato e modernità, con un’unica certezza: il Maradona non può più aspettare.