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Il Corriere rivela: De Laurentiis non comprerà il San Paolo, il core busines non è lo scudetto ma la Spa Napoli

De Laurentiis non comprerà il San Paolo. Il core business del presidente del Napoli non è lo scudetto ma una società per azioni che di anno in anno aumenta i propri utili. Meglio uno stadio nuovo con i costi da ammortizzare. La variabile Sarri mal si sposa con questo modo di fare azienda.

AURELIO DE LAURENTIIS NON COMPRERÀ IL SAN PAOLO

NAPOLI. Il Corriere del Mezzogiorno spiega i motivi per i quali De Laurentiis non comprerà il San Paolo:

De Magistris aspetta che De Laurentiis si faccia avanti per il San Paolo. Non lo farà. E il motivo è sotto gli occhi di tutti gli attenti osservatori della sua impresa-calcio. Che non ha mai gestito come un’azienda che avesse come core business il più ambizioso dei risultati sportivi, lo scudetto per intenderci. Ma come una società per azioni che di anno in anno aumentasse i propri utili, avesse una trasparenza di bilancio e fosse di volta in volta in linea con la crescita dei fatturati. Nella direzione, già tracciata, di una crescita economica costante tale da consentirgli introiti, lustro e ranking europeo.

MEGLIO UNO STADIO NUOVO

Acquistare lo stadio San Paolo non sarebbe in linea con i suoi progetti di reddito. Sa bene, De Laurentiis che lo stadio di proprietà significa fatturato più alto e, negli anni, una solidità economica triplicata se non quadruplicata rispetto ad oggi. Ma l’impresa, il suo tipo di impresa, non lo contempla. Meglio costruirne uno nuovo di zecca, con costi e ammortamenti diluiti che non intaccherebbero i suoi bilanci. Un po’ la differenza che c’è tra acquistare un top player da cento milioni e un giovane talento che ne costa trenta, farlo crescere e magari guadagnare una buona plusvalenza. È un rischio, certo. Ma de Laurentiis se lo concede e finora ha vinto così.

DE LAURENTIIS NON  CERCA LO SCUDETTO A TUTTI I COSTI

Sì, ma lo scudetto? Per l’imprenditore romano non è la priorità, o meglio non baratterebbe mai il gioiello Napoli (che comunque oggi fattura attorno ai trecento milioni) con la vittoria del tricolore a tutti i costi. Magari vincerlo un anno significherebbe far saltare il banco della sua impresa e ritrovarsi in difficoltà. Lo sguardo lungo che finora lo ha premiato è stato quello di restare ai vertici, garantirsi gli introiti Champions, ma non indebitarsi per arrivare primi. Difficile dargli torto. I suoi anni di Napoli sono stati dei mini-cicli, sempre con allenatori che hanno valorizzato il parco giocatori, sfiorando negli ultimi anni il primissimo posto.

I TIFOSI E IL BRACCINO CORTO

Questo campionato, a meno otto partite dalla fine, tiene il Napoli ancora in lizza per lo scudetto, ma se i quattro punti di distacco dalla corazzata Juve hanno scoraggiato i tifosi che ancora una volta imputano al presidente azzurro il braccino corto negli acquisti, non tolgono certo il sonno all’imprenditore De Laurentiis. Che se vince è ben felice di scrivere un pezzetto di storia, ma se ciò non accade va avanti con i risultati assolutamente apprezzabili della sua impresa. Il suo è un rischio calcolato in una programmazione che prevede la valorizzazione e la crescita dei giovani.

LA VARIABILE SARRI

C’è però una variabile: Sarri, grande maestro di calcio, vuole questo? Finora ha ottenuto risultati straordinari, ma tenendo fuori dalla sua aula la metà dei giocatori a disposizione. Rog, Diawara, Ounas tenuti dietro alla lavagna non rendono profitto

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