Città senza più fiato «Il sogno si avvicina»

Quattro, come gli elementi della natura. Come i pilastri della stabilità, come le lettere che compongono «vita». E come il numero che oggi, per Napoli, non è solo cifra ma simbolo: della maturità raggiunta, della passione incrollabile, della completezza sfiorata in una stagione indimenticabile. Come racconta Gennaro Di Biase su Il Mattino di Napoli, il Napoli di Antonio Conte ha portato la città a un passo dal sogno tricolore, restando in vetta a una sola giornata dalla fine.
Il pareggio a Parma, 0-0 dopo 103 minuti di battaglia, e il contemporaneo 2-2 tra Inter e Lazio a San Siro, hanno congelato la festa. Ma non l’entusiasmo, non la consapevolezza. Il quarto scudetto – «il quattro» – è lì, a un passo. E Napoli, stavolta, non si è illusa. È cresciuta.
Una curva lunga tutta la città
La partita vissuta al Tardini è stata solo un frammento di una città in fibrillazione. Dalla Curva B alle fontane dei Quartieri Spagnoli, Napoli si è trasformata in uno stadio a cielo aperto. Tutti col fiato sospeso, a ogni aggiornamento da Milano, a ogni palo colpito da Politano o Anguissa. Nessuno ha smesso di crederci, neanche dopo il rigore prima assegnato a Neres e poi revocato dal VAR per fallo di Simeone.
Una notte infinita, in cui, come scrive Di Biase, “la città intera si è trasformata nella Curva B”. In piazza Dante, tra trombette e fumogeni, tra venditori di bandiere con l’8 («due volte 4», spiega un tifoso di nome Enzo), e preghiere tra i vicoli di Posillipo, il tifo azzurro si è fatto rito, speranza, resistenza.
Una città che ha smesso di vivere solo di sogni
Non è più la Napoli che attende miracoli, ma una metropoli che costruisce futuro. Lo dimostrano le parole del sindaco Gaetano Manfredi, che dopo il successo per ospitare l’America’s Cup 2027 ha detto:
«Napoli è nella Champions League delle città nel mondo».
Come il Napoli lo è nel calcio europeo. La sfida con l’Inter non è finita, ma il salto dal decimo posto al sogno scudetto è già un’impresa. E anche lo scrittore Maurizio De Giovanni, in un commento a caldo per Il Mattino, lo sottolinea:
«Il Napoli è stato defraudato, ma è ancora primo. E non mollerà contro il Cagliari.»
Fede, ragione e identità: la nuova Napoli
Nel racconto di Di Biase, si alternano voci e volti di una città nuova: ragazzi in maglia azzurra, pizzaioli che elogiano il pragmatismo di Conte, tifosi che mescolano religione e superstizione, cuore e razionalità.
«La religiosità partenopea, oggi, incontra la realpolitik contiana.»
Il calcio, a Napoli, non è solo tifo. È un riflesso della sua civiltà. E l’attesa per Napoli-Cagliari – che può regalare il tricolore – non è isteria, ma concentrazione. Una tensione collettiva che si è manifestata anche nei rumori attenuati delle strade, nei motorini più silenziosi, nei bar con occhi puntati sulle tv, da Chiaia a Fuorigrotta, da San Giovanni ai Tribunali.
Una notte in sospeso, un sogno (quasi) reale
L’onda azzurra è pronta a invadere tutto. I led in piazza Miraglia hanno colorato la notte, le bandiere preparate in Largo Maradona sono rimaste chiuse in attesa dei fischi finali, e le parole sono diventate voti, silenzi, cori e “spritz Maradona”.
«Abbiamo ordinato oltre 50 tra striscioni e bandiere per colorare Largo Maradona», ha detto Antonio Esposito “Bostik” de La Bodega de D10s.
Il “quattro” ancora non è realtà. Ma è vicinissimo. Tatticamente, spiritualmente, urbanamente. Napoli non è più solo folklore e speranza: è maturità, equilibrio, forza. Il tricolore è a un passo. E comunque vada, la città è già cambiata.