Magliari e Magliaro. Partirono dal sud e divennero un’icona celebrata anche da Francesco Rosi. Un mestiere al limite che è arte del raggiro.
DI PIER LUIGI RAZZANO Repubblica
I magliari
Eleganti, con cappotto e completo abbinato, neppure un capello fuori posto, ben sbarbati, e infine dotati dell’elemento indispensabile e necessario che fa la differenza, quell’eloquio forbito che sfiora forme incantatorie e fornisce un’aura di credibilità per tranquillizzare l’acquirente di turno illuso di trovarsi di fronte a una buona occasione. Nella più comune accezione, “il magliaro” è diventato sinonimo di imbroglione, truffaldino che con un elaborato inganno sottopone come un affare da non perdere la merce pregiata, quando invece è scadente, falsa, non quella che si vuol far credere.
Il Magliaro
Un mestiere al limite che è arte del raggiro, di alta dissimulazione, fatto di espedienti, sotterfugi: il magliaro come figura emblematica dell’immaginario collettivo e importante per capire i radicali cambiamenti dell’immediato secondo dopoguerra. Mestieranti napoletani sulle strade d’Europa. Perché dietro gli stratagemmi di Mezzalingua, Il Soldato, Il Persuasore, Merdazzella, Fockimé, Bella ‘Mbriana che raccontano fuga dalla miseria, fatica e mille astuzie La maggior parte arriva in Germania, che ha bisogno di manodopera, di quei gastarbeiter, i lavoratori stranieri, che affollano le fabbriche e contribuiscono a rimettere in moto una nazione.
I magliari erano, astuti, camaleontici che con pelli, maglie, tappeti…
E nella grande corsa alla rinascita ci sono i magliari, astuti, camaleontici che con pelli, maglie, tappeti, e soprattutto una maschera di grande affabilità e eleganza –«uno che esce per vendere senza quella parlantina, quel coraggio, quella presenza, non potrà mai guadagnare soldi», racconta Il Persuasore , girano infaticabili per le zone rurali e vendono, imbrogliano, si fanno interpreti di un bisogno di emancipazione attraverso i beni di consumo, della società del boom.
Il magliaro un’icona celebrata anche da Francesco Rosi
Arriva la preziosa testimonianza di Francesco Rosi che nel 1959 girò in Germania I magliari. «I capi magliari riuscivano, senza dubbio, a ottenere delle licenze legali per esercitare la vendita ambulante ma, naturalmente, dietro queste licenze si nascondeva l’attività vera e propria dell’avventuriero e dell’imbroglione capace di inventare ogni sorta di storia pur di vendere la propria merce. Si consideravano degli avventurieri, e l’avventuriero è un personaggio che crea, che inventa, è un personaggio di per sé».