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Puzone: “Maradona mi ha rovinato la vita. Venne a casa mia con Heather Parisi…”

Pietro e Maradona fratelli scugnizzi: Uno è riuscito a salvarsi, l’altro no

Pietro Puzone  amico di Maradona nel Napoli e  nella droga.  L’ex calciatore racconta le sue scorribande con il Pibe De Oro.

PUZONE, MARADONA, E POI…

Pietro Puzone  e Maradona, un binomio che agli inizi degli anni 80 era simbolo di  scorribande, donne e  droga. Puzone era un ragazzino cresciuto ad Acerra, tra povertà e malavita, diventato giocatore del Napoli al fianco del Pibe de Oro. Le avventure del primo scudetto sono l’apice di una parabola discendente dell’ex calciatore diventato un clochard. Puzone ha raccontato il suo rapporto con Maradona ai microfoni de Il Fatto quotidiano:

Pietro Puzone arrivò, giovanissimo, da Acerra e divenne il fratello “scugnizzo” di Diego Armando Maradona nel Napoli del primo scudetto.

“Ho avuto la fortuna di incontrare il più grande giocatore di tutti i tempi. Diventammo amici, intimi amici, a unirci erano le nostre origini. Povertà. Diego dalla bidonville di Villa Fiorito, il barrio argentino dove era nato.

Io dal “Congo ”, come viene appellato ad Acerra il Rione Gescal, dove impera e prospera la “gente di strada”, cioè la camorra. Acerra è il paese di Pulcinella, a nord di Napoli”.

Puzone debuttò in Serie A nel 1982, a diciannove anni. Una sostituzione. Entrò in Napoli-Cesena.

“Perdevamo due a zero. Porca puttana che bel debutto mi fa fare questo, pensai ”. “Questo” era Rino Marchesi, all’epoca allenatore degli azzurri.

“Facemmo due a due e il tre a due me lo mangiai io. Quel Napoli-Cesena fu consegnato alla storia da una scena capolavoro di Scusate il ritardo, in cui Massimo Troisi (Vincenzo) è a letto con Giuliana De Sio (Anna). I due hanno appena fatto l’amore, Anna parla del loro rapporto di coppia e Vincenzo accende la radio per la partita e scopre che il Napoli perde due a zero in casa”.

LA CLASSE SPRECATA DI PUZONE

“La mia testa toglila di mezzo, ma dal collo ai piedi io ero il secondo Maradona a Napoli”. Ala destra. Un talento scintillante. “Potevo fare molto di più”.

Puzone non giocò mai nel campionato del primo scudetto, quello del 1986-1987. Epperò era l’ombra di Diego. Inseparabili.

“Diego doveva andare a Roma per una visita medica. Andammo al Gilda, il locale dei vip, e prendemmo un privé. Fu la prima volta che tirai cocaina. Rientrammo il giorno dopo in albergo”.

Nelle sue scorribande di strada, Diego soleva dire, arrivato in un posto: “Mi manda Puzone”.

Nel1985, El Pibe de Oro giocò persino una partita memorabile nello stadio comunale di Acerra. Beneficenza. Trenta milioni di lire d’incasso per un bimbo da operare in Svizzera. “Dovevo andare a Roma, alla Lazio, ma Maradona non volle, aveva trovato un fratello”.

A casa Puzone, Diego andò pure a mangiare pasta e fagioli insieme con Heather Parisi.

Maradona è stato bello e caro, ma mi ha rovinato la vita. Maradona è Maradona, io sono Puzone, non sono lui che è in grado di coprire tutti gli sbagli che ha fatto”.

Pietro ha rischiato di morire due volte. L’ultima un anno fa. In clinica, a letto, gli chiedono:

Qual è il tuo primo ricordo?”. “Maradona. “Abbiamo fatto delle cazzate insieme”. Oggi Pietro Puzone è di nuovo in piedi. “Pulito ”. “Io ho giocato in Serie A e stavo morendo per queste cazzate”.

Ad Acerra è rimasto comunque un idolo. Una leggenda. Per i ragazzini che giocano a pallone è uno che ce l’ha fatta, “uno che è arrivato nel Napoli”. Pietro è risorto mentre Maradona si preparava a morire, al piano terra di una villetta anonima di Tigre, una pizza come ultima cena, il 25 novembre dell’anno scorso. Nello splendore degli anni Ottanta, uno era la luce, Diego, l’altro l’ombra, Pietro.

Trent’anni e passa dopo i ruoli si sono come rovesciati, nella vita. “La mia sfortuna era che avevo il soldo addosso”. La sua carriera di calciatore finì presto, a 27 anni.

Puzone che dal collo ai piedi era come Maradona. E coi piedi, entrambi, hanno preso la vita a calci. Come fosse un pallone.