Calcio Napoli

Maradona, 10 cose che sapeva fare fuori dal campo

Giocare con Maradona fuori dal campo era come fare un viaggio ai confini dell'universo

10 cose che Maradona sapeva fare fuori dal campo. Diego ci ha regalato momenti vicini alla trascendenza anche fuori dalle partite.

GIOCARE CON DIEGO

Mardona, i gol, i dribbling, le partite, il genio. Lui che canta con Manu Chao una canzone a lui dedicata: anche per una persona che non sa nulla di calcio, le immagini rapiscono, talmente nel suo gioco erano presenti elementi più attinenti all’arte che alla disciplina.

MARADONA LE 10 COSE CHE SAPEVA FARE ANCHE FUORI DAL CAMPO

Diego Armando Maradona, è stato il più grande di sempre in campo ma anche fuori. Bastava una telecamera puntata su di lui e qualcosa doveva succedere.

Maradona sapeva fare 10 è più cose fuori dal terreno di gioco. C’è il riscaldamento prima della partita con il Bayern Monaco, quello sulle note di Life is live degli Opus, forse i singoli 4 minuti che più mi fanno accapponare la pelle se parliamo di calcio. Ci sono anche altri video incredibili di lui che si allena: ce n’è uno, ai tempi di Napoli, in cui il campo è un’unica distesa di fango ma lui fa comunque un paio di tocchi da mettersi le mani nei capelli.

Un altro in cui prende 5 pali di seguito, che deve essere finto come quello delle traverse di Ronaldinho (ma non lo è).

Forse il più incredibile, rimanendo in questa zona grigia tra allenamento e arte, è questo che ho trovato su Twitter in cui non sembra neanche stia usando un pallone, ma piuttosto qualcosa di meno legato alla forza di gravità.

«Al calcio per esprimersi nella sua forma più essenziale basta un essere umano e una palla. Nessuno ha reso questa idea banale una verità profonda come Diego Armando Maradona. Nessuno ci ha mostrato quanto possa essere denso e sensuale il rapporto tra una persona e un pallone». 

Se il campo e l’allenamento ci mostrano il Maradona che amiamo – quello che ha segnato il gol del secolo, ma anche fatto la miglior versione del Panenka che vedrete in vita vostra a Soccavo – è esistita anche una versione di Maradona più fine a se stessa. È la versione del Pibe de oro scarnificata di tutto quella parte che era la competizione, l’aspetto guerresco del calcio di alto livello, un aspetto in cui è stato grande tanto quanto nella tecnica – l’unico ad aver vendicato una guerra con due gol.

Ecco, insomma, Maradona che gioca a pallone senza giocare davvero a pallone per ricordarne ancora la grandezza.

Viene da pensare che Maradona sia lì perché c’è un pallone e nessuno ha amato il pallone più di lui. Forse la verità, non che sia importante, è che Maradona era il tipo di persona che non sapeva dire di no, che si faceva trascinare in queste cose. Si capisce bene guardando il documentario di Asif Kapadia quanto fosse generoso, quanto sentisse il bisogno fisico di restituire qualcosa alle persone.

 

IL CALCETTO CON GLI AMICI

Se a furia di rivederlo ci sembra normale Maradona che salta tutta la difesa dell’Inghilterra, vederlo fare lo stesso a dei perfetti sconosciuti su un campo da tennis riadattato con due porte rimane straniante. Poi nel video (ma forse a livello temporale è precedente) lo vediamo mettersi in porta. Forse è ancora più strano: immaginate il più forte giocatore di sempre che si mette in porta a parare i vostri tiri.

Maradona sta giocando con degli amici. Non è chiaro neanche quanti anni abbia – fino a un certo punto è stato difficile distinguerne l’età – ma dovrebbe essere la fine degli anni ‘80, forse l’inizio dei ‘90. Siamo quindi a un pelo del bivio della carriera di Maradona, ma è ancora – indiscutibilmente – il calciatore più importante e forte al mondo.

Viene allora da chiedersi cosa ci facesse in quello che potrebbe essere un umido mercoledì invernale a Posillipo a giocare a calcetto con le scarpe slacciate e dei compagni assolutamente inadatti.

Sugli spalti si sentono le figlie, credo, che cantano “Forza Papone”. Lui sembra felice, parla a voce alta, si arrabbia pure. Una figura così pubblica che riesce a trovare un po’ di privato anche giocando a calcio. I suoi compagni al Napoli raccontavano come non si allenasse spesso con loro, che aveva un concetto tutto suo di allenamento – spesso lo faceva a casa – e allora forse giocare a calcetto con la famiglia era un suo modo per tenersi in forma.

In Brasile si parte dal futsal da bambini e spesso è usato come riferimento per giocatori particolarmente abili a usare la suola o a dribblare in spazi stretti. Maradona, immagino, non aveva bisogno di nessun tipo di scolarizzazione per quanto riguarda il talento grezzo – e poi immagino che nei campetti di Villa Fiorito lo spirito fosse simile. Usa la suola come se non avesse fatto altro che giocare a futsal per tutta la vita. Si dice che dopo Napoli una squadra di spagnola di calcio a 5, il El Pozo Murcia, gli avesse fatto un’offerta faraonica per diventare un loro giocatore, e chi sa che avrebbe potuto combinare.

MARADONA A OXFORD

Tra le 10 cose che sapeva fare Maradona c’è anche una conferenza all’università di Oxford.

È il 1995, Maradona è passato per l’inferno americano, quando un’infermiera lo ha portato fuori dal campo mano per la mano prima che la FIFA lo squalificasse. Gioca nel Boca Juniors, ma è ormai più Maradona il personaggio che non uno sportivo. Porta una larga frezza bionda sui capelli neri, tagliati più corti del solito. Un pizzetto che gli da l’aria di un impiegato. Indossa un completo troppo ingessato per uno come lui e tra le pieghe si capisce che è onorato: un pibe del barrio a Oxford. In aula Maradona ha raccontato la sua storia, dalla povertà al tetto del mondo, proprio nel paese a cui – simbolicamente – ha fatto più male.

10 COSE DI MARADONA CHE NON SAPEVI

Tra le 10 cose di Maradona fuori dal campo non poteva mancare quella partita in una SPA.

L’atmosfera è quella del villaggio vacanze, tutti abbronzati, rilassati, quanta più pelle esposta possibile. Si gioca a Papi futbol, una versione del calcetto popolare in America centrale, con le sponde al posto del fuori. I gol devono essere segnati all’interno dell’area di porta. Spesso c’è anche la regola per cui se la palla sale sopra la testa dei calciatori è fuori.

Nel sole di Napoli, Maradona risaltava bello come un dio greco. Qui la sua espressione è già velata di quella malinconia maledetta che lo seguirà per gli anni a venire.

In campo c’è anche Guillermo Coppola, che del dieci è stato procuratore e tutto fare per molti anni, una di quelle figure ambigue che lo circondavano. Insomma Maradona ha perso la scintilla negli occhi – viene da cinque anni difficilissimi – ma su un campo da calcio, qualunque campo da calcio anche questo spelacchiato e rattoppato, rimane l’attrazione principale.

È il 1997, Maradona viene spedito a Villa La Angostura, un paesino di montagna al confine con il Cile per due settimane. Due settimane in cui il paese si è bloccato. L’idea è quella di tirarlo a lucido per la stagione che sta per iniziare, stando lontani dalle tentazioni di Buenos Aires. Maradona è al suo canto del cigno, ha 37 anni, ma avrà vissuto almeno per il doppio. Non è mai chiaro come finisca a giocare queste partite, a dividere il campo con gente che sembra uscita dal dopolavoro, felpe slavate e muscoli assenti. Maradona è imbacuccato in diversi strati di tute e felpe, il campo è delimitato dal nastro rosso e bianco, come se fosse successo qualcosa.

Quante cose più soddisfacenti avete visto su un campo da calcio? Non credo Maradona dovesse dimostrare il suo talento a 37 anni, infilato in una tuta per perdere qualche chilo, tenuto a galla da interessi più grandi di lui. Eppure eccolo lì, fare questo gol con quel sinistro.

Fonte: Wikipedia, Youtube, l’ultimouomo

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