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I nonni di Eduardo hanno ispirato: “Natale in casa Cupiello e questi fantasmi”

Grazie ai nonni Eduardo  ha scritto: Natale in casa Cupiello e questi fantasmi”.  due delle più grandi commedie di eduardo hanno avuto ispirazione da personaggi reali, scopriamoli insieme.

Di: Antonello De Biase

I nonni materni di Eduardo si chiamavano Luca De Filippo e Concetta Termini. In gioventù avevano avuto una botteguccia di carbone, in un vicolo di via Toledo: poca cosa per assicurare una posizione o almeno un’istruzione alle tre figlie femmine, Luisa, Rosa e Anna.

Nel ricordo del nipote Peppino, Luca era «alto, spalle larghe e quadrate, occhi grigi, fronte aperta, viso ovale e regolare, colorito roseo come quello di un giovinetto in buona salute, un bel paio di baffi folti e ben separati con punte all’insù come quelli di re Umberto i, e un sorriso bonario compiacente e nobile sotto il quale faceva sfoggio una dentatura smagliante e perfetta».

La natura gli aveva dato l’aspetto di un uomo elegante, autorevole, signorile perfino. E con questo lo aveva forse più beffato che risarcito di un’indole sempliciotta e di una completa ignoranza. Da piccolo non aveva frequentato nemmeno l’asilo infantile e difatti non sapeva né leggere, né scrivere.

La moglie Concetta era proprio l’opposto: piccola di statura e bruna, dai lineamenti delicati e dal carattere mite; ignorante anche lei, ma sveglia, dotata di intuito e scaltrezza, abile nell’affrontare i grandi e piccoli problemi della vita di tutti i giorni, riusciva quasi sempre, rimettendoci non poche preoccupazioni e rinunce, a ricondurre in porto la barca quando sembrava che fatalmente stesse per affondare. Luca e Concetta erano insomma molto simili ai protagonisti di Natale in casa Cupiello, e come lo hanno ispirato nella creazione di una delle sue opere di maggior successo.

Con nonna Concetta Eduardo passava gran parte del suo tempo da piccolo. La ricorderà – in una lettera scritta a ottant’anni – come una donna «eccezionale, che sapeva 24 far fruttare una lira al massimo del suo rendimento; cultura niente, analfabeta, ma intelligentissima e piena di fantasia.

Li ritroveremo trasfigurati, ma riconoscibili, nei protagonisti di Natale in casa Cupiello; i tratti di lui saranno uomini buoni e semplici del teatro di Eduardo; da quelli di lei discenderanno, modificate dalle esigenze narrative, cambiate dai tempi e arricchite dalle esperienze della vita, tante energiche donne napoletane.

Il nonno paterno, Domenico Scarpetta, era ufficiale di prima classe agli affari ecclesiastici al ministero, un posto abbastanza importante a quel tempo. La moglie si chiamava Emilia Rendina, e il figlio la descriverà nella sua autobiografia come «calma e rassegnata, preparata eroicamente ad ogni sacrifizio, ad ogni dolore, ad ogni disillusione della vita».

Abitavano all’ultimo piano di un palazzo attiguo all’hotel Vittoria, che era in fondo alla via Santa Brigida, scendendo giù da via Toledo. Quell’edificio, che era al numero 75, oggi non c’è più, poiché è stato abbattuto insieme ad altri per far posto alla nuova Galleria.

A sconvolgere il modesto ma decoroso andamento della famiglia giunse una lunga malattia del signor Domenico, che, per un favo ribelle ad ogni cura, restò a letto nove mesi fra la vita e la morte. Quando 25 guarì si ritrovò coperto di debiti. I sette ducati al mese per la casa di via Santa Brigida erano oramai troppi. Mise su un carrettino i mobili, la moglie e i figli, e cercò una casa più a buon mercato. La trovò in via della Salute, in un palazzo grande come una caserma; una casa enorme, dieci, dodici stanzoni grandissimi, che costavano incredibilmente poco. I pochi mobili della famiglia bastavano ad arredare sì e no due o tre stanze, nelle altre i bambini potevano scorrazzare liberamente.

Ma il più felice di tutti era il proprietario dell’appartamento che aveva affittato a un prezzo bassissimo. Come mai? Donna Emilia lo scoprì presto, quando la moglie del falegname della porta accanto le chiese: «Neh, signurì, ma vuie sentite niente ’a notte?» «E che cosa dovrei sentire?» «Comme!… ’O munaciello!… Giesù!… Vuie nun sapite ancora ca dint’ ’a casa vosta nce sta ’o munaciello?»

La donna non lo sapeva, ma il marito, incurante di quel che diceva la gente, aveva preso in affitto un appartamento notoriamente abitato dagli spiriti. E il suo contratto era infatti più o meno quello che il personaggio di Pasquale Lojacono stipulerà in Questi fantasmi!: condizioni d’affitto di favore, ma obbligo di dimostrare che quella bella casa, che nessuno voleva, era libera da presenze misteriose. Eduardo De Filippo, novant’anni dopo, su questa storia ci avrebbe scritto una delle sue più divertenti commedie. Ma per i suoi nonni fu la rovina nella rovina.

Dal giorno della scoperta la signora Scarpetta non ebbe più pace. Sbattere di porte, rumori di piatti, scricchiolii di mobili, passi misteriosi nelle camere vuote, voci dal soffitto, tocchi bussati alle pareti e alle porte: un inferno. Dopo cinque mesi convinse il marito a traslocare di nuovo. Girarono altre due o tre abitazioni, sempre peggiori. Alla fine si restrinsero in una triste cameretta senza luce, al vico Nocelle 62, dove il pover’uomo rese l’anima a Dio il 15 ottobre 1868.

Fonte: Maurizio Giammusso vita di Eduardo, Peppino De Filippo lettere e pensieri.

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