Di Lorenzo, il silenzioso condottiero: «Se sarà scudetto, lo alzerò per Napoli»

Nel cuore di una stagione che può regalare al Napoli il quarto scudetto della sua storia, il volto della leadership silenziosa è quello di Giovanni Di Lorenzo. Il capitano azzurro è pronto a sollevare di nuovo il trofeo al cielo di Napoli, due anni dopo quella notte magica a Udine.
Come racconta Il Mattino, è rimasta scolpita l’immagine di Di Lorenzo in piedi su una sedia, nell’albergo friulano, mentre parlava ai compagni con parole che suonavano come una promessa: «Nel calcio c’è chi va via e chi resta. Noi resteremo uniti». Oggi, quella fascia è ancora lì, sul suo braccio. E lui è rimasto, mentre Osimhen e Kvaratskhelia sono andati via.
Un capitano alla Di Lorenzo: zero clamore, tutto cuore
Di Lorenzo è il simbolo di una generazione che ha costruito il proprio successo con il sacrificio. Senza eccessi né clamori. Nessun orecchino, nessun taglio di capelli alla moda, nessun urlo a vuoto. Solo lavoro, spirito di squadra e una costanza che fa di lui un leader autentico. Dopo aver raccolto l’eredità di Insigne, è diventato il riferimento di un gruppo che, ancora una volta, punta allo scudetto.
Se oggi alzerà il trofeo, sarà il primo dopo Diego Armando Maradona a riuscirci da capitano. Solo il pensiero, sottolinea Il Mattino, fa venire la pelle d’oca.
Il bivio dell’estate scorsa, la rinascita con Conte
Dopo una stagione complicata e logorante, Di Lorenzo aveva pensato davvero di lasciare Napoli. Poi è arrivato Antonio Conte, e ha cambiato tutto. Una chiamata, parole semplici ma profonde. «Tu sarai centrale nel mio progetto», gli ha detto. E Giovanni ha scelto di restare.
Conte lo ha riportato in alto: da terzino, braccetto, quinto di centrocampo, Di Lorenzo ha fatto tutto, sempre con lo stesso spirito. Il tecnico leccese – scrive Il Mattino – non urla: parla al cuore. E Di Lorenzo ha risposto con una stagione solida, da pilastro assoluto.
Pronto per l’ultima corsa
Stasera, in quella che potrebbe essere la partita decisiva, ci sarà anche lui a guidare il Napoli. Salirà e scenderà sulla fascia, controllerà i suoi, metterà ordine. E, quando sarà il momento, alzerà ancora le braccia. Perché se le gambe avranno finito la benzina, il cuore – quello no – continuerà a spingerlo. Fino alla coppa. Fino al cielo. Fino al popolo napoletano.