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Spalletti-Nazionale tutti attaccano De Laurentiis, ma Gravina pretende la stessa cosa da Mancini e nessuno lo dice.

Analisi approfondita delle recenti tensioni nel calcio italiano, dal caso Mancini-Gravina al dibattito sul rispetto dei contratti De Laurentiis-Spalletti.

NOTIZIE CALCIO NAPOLI. Il caso Spalletti è diventato un caso nazionale più che da Nazionale. Mancini ha dato le dimissioni da CT a causa di Gravina, come confermato dalla moglie, nonché avvocato che cura gli interessi del mancio.

Secondo Mancini il motivo che lo ha indotto alle dimissioni è la recente rivoluzione nel suo staff, che a suo dire gli sarebbe stata imposta: “Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff di un Ct? Gravina è da un anno che voleva rivoluzionarlo, io gli ho fatto capire che non poteva, che al massimo poteva inserire un paio di figure in più, ma che non poteva privarmi di un gruppo di lavoro che funzionava, che funziona e che ha vinto l’Europeo.

Semmai sono io che potevo sostituire un membro dello staff – ha spiegato Mancini, facendo capire che quello era un modo per sfiduciarlo di fatto – Da un po’ di tempo lui pensava cose opposte alle mie, per questo doveva mandare via me. Invece ha colto l’occasione perché alcuni miei collaboratori erano in scadenza e ha giocato su questo”.

Alla base di tutto c’è Gravina, l’uomo che ha salvato la Juve, che ha imbottito lo staff della nazionale di ex bianconeri e che è pronto a portare mancini in tribunale perché era legato all’Italia da un contratto da 3 milioni netti annui fino al 2026, un vincolo che non gli consente di liberarsi a zero qualora – come pare sia nelle sue intenzioni – voglia subito sedersi su un’altra panchina. Dunque anche lui dovrà pagare – esattamente come Spalletti

Ma su Gravina tutto tace, i giornali e gli imbonitori da salotto puntano il dito su De Laurentiis reo di  voler esercitare, come nel suo diritto, la penale inclusa nel contratto di Spalletti.

Ora cerchiamo di capire bene come funziona questo paese ormai caricatura di se stesso:

Gravina reduce da una gestione fallimentare sotto tutti i punti di vista, pretende il rispetto del contratto da parte di Mancini e nessuno proferisce parola nè sulla gestione fallimentare nè sul contratto.

Dall’altra parte invece abbiamo un presidente che non si è mai piegato alle logiche di potere, che ha vinto uno scudetto, insegnando a tutti che con una grande organizzazione e una perfetta gestione economica si può vincere.

Lo stesso presidente pretende il rispetto del contratto da un suo dipendente, sempre regolarmente e profumatamente pagato viene messo alla Gogna?

In questo paese chi si ribella o è ultras o è camorrista oppure è un folle. Nessuno può difendere i propri diritti ed essere considerato una persona seria.  Dobbiamo sorbirci la retorica scadente dei giornali asserviti alle squadre del nord, di direttori falliti e giornalisti che ancora non hanno digerito lo scudetto degli azzurri.

Un temporale mediatico si è abbattuto su De Laurentiis, che se la ride sotto i baffi, conscio del fatto di essere un uomo libero, senza scheletri nell’armadio. Abbiamo raggiunto un punto di ridicolaggine tale che nemmeno nei film comici degli anni 70/80 si era raggiunto.

Gli attacchi fantoziani a De Laurentiis per difendere il megadirettore galattico e le poltrone di pelle umana fanno ridere, ma li leggete?  Fatelo!

Vorremo vedere quanti di loro singolarmente rinuncerebbero ad incassare 3 milioni di euro, noccioline per De Laurentiis, ma come si dice a Napoli:  “Sono tutti bravi con il culo degli altri”.

Il patron azzurro sa bene che in ogni caso ci saranno delle ripicche, gli scudetti rubati, come quello dei 91 punti gridano ancora vendetta. Facciamo una cosa? Vi diamo Spalletti ma voi dateci l’audio sparito del VAR su Pjanic!

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