Roberto Policano: «Napoli nel cuore, Mondonico il mio modello»

Roberto Policano: «Napoli nel cuore, Mondonico il mio modello»

Correva su e giù sulla fascia sinistra con potenza e determinazione, ma all’occorrenza sapeva anche divertirsi e segnare. Roberto Policano, ex terzino di Torino e Napoli, oggi nell’area scouting dell’Udinese guidata da Andrea Carnevale, ripercorre la sua carriera e il suo legame speciale con Napoli e il Torino, raccontando aneddoti e ricordi indelebili.

L’approdo a Napoli e l’assenza di Maradona
Arrivato in maglia azzurra nel 1992, in un momento delicatissimo, subito dopo l’addio di Maradona, Policano conserva un ricordo affettuoso di quell’esperienza:
«Avrei voluto giocare con Diego, ma aver ricevuto la sua benedizione mi ha riempito di orgoglio. Mi chiamò al telefono, tramite Ciro Ferrara, e mi augurò buona fortuna: mi disse che avrei trovato dei compagni splendidi e così fu».
L’impatto con il Napoli post-Maradona non fu facile, ma l’ambiente, racconta, era ancora permeato dall’amore per il Pibe de Oro e dalla voglia di ripartire.

La trattativa dal Torino e l’accoglienza
Policano spiega come andò il suo trasferimento:
«Il Napoli cercava un giocatore nel mio ruolo e i rapporti tra Moggi e il club facilitarono tutto. Il Torino era in difficoltà economiche, io sapevo che Napoli era una piazza calda e ambita. Accettai subito, senza esitazioni».
Il primo anno, nonostante il cambio di allenatore da Ranieri a Bianchi, fu per lui uno dei migliori della carriera.

Napoli, una città che ti entra dentro
«A Napoli ho vissuto emozioni intense e ancora oggi, a distanza di anni, porto con me splendidi ricordi – racconta –. Ero ospite a casa di Ciro Ferrara a via Scipione Capace, e poi trovai grande affetto in Corradini, Careca, Bordin, Buso e Corini. Era una famiglia».

L’esperienza con Mondonico al Torino
Policano ricorda con affetto il periodo granata, culminato con la finale di Coppa Uefa persa contro l’Ajax:
«Con Mondonico abbiamo vissuto anni intensi. Era un modello per me: diceva sempre quello che pensava e poi, in un attimo, ci si era capiti. Non portava rancore, sapeva unire la squadra. Peccato per quella Coppa: ci mancò solo la ciliegina».

La carriera dopo Napoli
Dopo l’esperienza azzurra, Policano continuò a giocare anche nelle categorie inferiori, con brevi parentesi a Casarano e a Latina, spinto dall’amore puro per il calcio:
«Accettai di aiutare amici e società più piccole, non riuscivo a staccarmi dal campo. E ancora oggi, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, il mio mondo è rimasto questo».

Il lavoro nello scouting
Dal 2008, Policano è uno dei pilastri dello scouting dell’Udinese:
«È sempre più difficile trovare talenti prima dei grandi club, ma a Udine abbiamo costruito un sistema solido. Sono fiero del lavoro che facciamo».

Il soprannome “Rambo” e i terzini di oggi
Soprannominato “Rambo” per la grinta e la somiglianza con Stallone, spiega:
«Il vero Rambo a Napoli era Nando De Napoli. Io mi portai il soprannome dal Torino. Se oggi devo trovare un erede, penso a Ghoulam nei suoi momenti migliori: forte fisicamente come me. Tra i giovani, ammiro Dimarco per tecnica, ma siamo diversi come stile».

Sul duello scudetto Napoli-Inter
Policano, con diplomazia scaramantica, evita di sbilanciarsi apertamente, ma ammette:
«L’Inter ha una rosa fortissima, ma è stanca, il Napoli ha più energie mentali. I nerazzurri rischiano di pagare la fatica della Champions, mentre il Napoli può concentrarsi su un solo obiettivo. E poi, senza Thuram, l’Inter fatica tanto a segnare».

Il calcio è cambiato, ma la passione di Policano per il pallone è rimasta intatta. Così come l’amore per Napoli, una città che, come dice lui stesso, «ti resta dentro per sempre».