Storia di Napoli

Il rito tridentino una tradizione della pasqua napoletana

LA CHIESA DI SANTA MARIA DEL SOCCORSO, DOVE LA MESSA PASQUALE SI FA SECONDO IL RITO TRIDENTINO

Di: Gabriella Cundari

La seicentesca Chiesa di Santa Maria del Soccorso all’Arenella è legata ad una tradizione che individua nei suoi dintorni la casa natale di Salvator Rosa, ma, a causa dei radicali restauri effettuati nel Settecento e negli anni sessanta del Novecento, nulla rimane della primitiva costruzione.

La particolarità più grande di questa chiesa è che vi si può ascoltare la Santa messa secondo la liturgia cattolico-tridentina, una solenne forma di celebrazione eucaristica del rito romano promulgata da papa Pio V nel 1570, che viene celebrata in pochissime chiese al mondo. Tale messa viene chiamata comunemente anche “rito antico” o “rito tradizionale” ed comunemente detta anche “messa in latino” ò “messa gregoriana”.

Tradizione popolare

Secondo una devozione popolare, la celebrazione ininterrotta di trenta messe, per trenta giorni consecutivi (non è indispensabile che sia lo stesso prete, e neppure lo stesso altare, ma si tratta di evenienze raccomandate) in suffragio dello stesso defunto, ottiene, se non la liberazione immediata dal purgatorio, quanto meno una particolare intercessione da parte di san Gregorio Magno.

 Rito tridentino

La celebrazione della messa tridentina ha diverse figure che servono allo svolgimento dell’azione liturgica:

1. il celebrante: può essere sacerdote o vescovo. È sempre uno solo, non essendo prevista, nel rito tradizionale, la concelebrazione.
2. il ministro (o chierichetto): nelle messe basse può essere un laico di sesso maschile o un chierico cui spetta rispondere al celebrante e servire all’altare. In alcune circostanze, possono servir messa anche due ministri. Nelle messe solenni, svolgono il ruolo del ministro il diacono e il suddiacono.
3. la schola cantorum: nelle messe solenni o cantate, accompagna la celebrazione cantando le parti della liturgia spettanti ai ministri rispondendo alle invocazioni del celebrante. Canta anche l’introito mentre il sacerdote e i ministri recitano i riti d’inizio, e il graduale.
4. il popolo: nelle messe dialogate o cantate può rispondere al celebrante. La sua presenza è ininfluente ai fini della validità della celebrazione liturgica; i fedeli che assistono alla messa lo fanno con l’ascolto, la preghiera personale, la devozione intima e seguendo ciò che avviene sull’altare.

 

 

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