Le Interviste

La verità su Diego Demme: il padre svela da Gattuso a Spalletti

Il Padre di Diego Demme svela tutta la verità sulla carriera del calciatore azzurro: dalla guida di Gattuso a Spalletti.

Vincenzo Demme svela tutta la verità su Diego Demme, dall’arrivo a Napoli sotto la guida di Gennaro Gattuso fino all’attuale allenatore Luciano Spalletti. Ai microfoni di  Areanapoli.it, il padre di Diego ha condiviso la sua esperienza e il suo punto di vista sulla carriera del figlio in azzurro.

Nonostante sia il genitore, Vincenzo Demme ha deciso di parlare perché ritiene sia necessario per chiarire molte delle “bugie” che sono state diffuse intenzionalmente sul conto di Diego. Scegliendo di rilasciare questa intervista, ha espresso il suo rispetto per i ruoli e ha dato la parola ai protagonisti e agli agenti competenti, ma allo stesso tempo ha voluto esprimere il suo punto di vista come padre e tifoso.

“Premetto che a me non piace parlare, preferisco i fatti e la professionalità. In tanti mi contattano per avere notizie o per farmi domande, ma sono un genitore, cosa dovrei dire? E’ fondamentale il rispetto dei ruoli, dunque spazio ai protagonisti e agli agenti che sono tenuti a rilasciare dichiarazioni quando è giusto farlo. Se ho deciso di dire qualcosa è perché penso sia necessario. E ho scelto di parlare con Areanapoli perché siete tra i pochissimi a non aver cavalcato le tante bugie messe in giro ad arte sul conto di Diego”.

Gennaio 2020: Diego lascia il Lipsia da capitano e da primo in classifica in Bundesliga per coronare il sogno di giocare a Napoli. Dopo poco scoppia la pandemia. Come avete vissuto quei momenti? 

“Un vortice di pensieri, da capogiro. Diego aveva ricevuto un’offerta dalla Juventus per fare il vice Pjanic. Poi arrivò quella del Napoli: brividi! Era molto emozionato e non ci pensò due volte, il desiderio di indossare la maglia azzurra era da sempre nel suo cuore. Del resto, come tutti sapete, il suo nome è un omaggio a Maradona. Il sogno diventò finalmente realtà. I tifosi del Lipsia non la presero benissimo, poi capirono. E il 18 gennaio, al 31’ di una partita interna, fecero cori ed esposero uno striscione: “Grazie Diego Demme”. In Germania aveva la numero 31, che al Napoli era di Ghoulam. Perciò optò per il 4, cioè 3+1. Dalla gioia per il trasferimento e per le prime partite al San Paolo, alle preoccupazioni per la pandemia. Per fortuna siamo una famiglia molto unita e abbiamo affrontato i problemi quotidiani con grande serenità. Tra l’altro io per lavoro sono spesso a Napoli. Vi racconto un altro retroscena…”

Cioè?

“Prima di firmare per il club partenopeo, Diego aveva trascorso il capodanno a Napoli perché per questa città ha sempre sentito una specie di irresistibile richiamo, un po’ come le sirene di Ulisse. Probabilmente, crescendo crescendo, i miei racconti lo hanno affascinato (ride, ndr)”.

 

Via Ringhio, arriva Spalletti. Il mister toscano spende parole importanti per Diego: c’è chi addirittura lo paragona al Pizarro della spettacolare Roma di mister Luciano. Purtroppo arriva il primo infortunio serio durante un’amichevole in ritiro precampionato. 

“Sì, è stato il primo infortunio grave. E la rabbia è stata doppia perché è arrivato in una amichevole dove non ti aspetti entrate così ruvide ed inutili. E’ grave pensare che calciatori che costano milioni di euro per i club, possano rischiare di farsi male in partite simili. Forse in questo caso la dirigenza avrebbe potuto gestire diversamente, magari imponendo agli avversari di evitare interventi pericolosi”.

Rientrato in gruppo, Diego ha ritrovato passo e numeri: ottime le prove, ad esempio, contro Juventus e Lazio. Quindi tra scelte di Spalletti e covid è arrivato il secondo momento non facilissimo. Ma il Napoli è tornato in Champions dopo aver lottato per lo scudetto. 

“Considerando il grave infortunio e il covid, l’annata non è andata malissimo: ha totalizzato 25 presenze tra campionato e coppe. Ci tengo a dire che ha superato momenti non proprio facilissimi grazie alla tifoseria che gli ha sempre mandato messaggi strepitosi e ricchi d’affetto e stima. Poi Spalletti ha fatto scelte diverse. Ma l’obiettivo del club, ovvero tornare in Champions, è stato raggiunto. E anche Diego ha dato il suo contributo”.

Nell’estate del 2022 tante voci di mercato, ma alla fine Spalletti e il Napoli lo hanno confermato. Tuttavia molti club pressavano per averlo e nei giorni finali del calciomercato il secondo infortunio piuttosto serio: questa volta in allenamento e a causa di un pestone di un compagno. Diego si è sfogato sui social, ma tutto è subito rientrato. Ma non è stato un momento facile. 

“Proprio così. E’ stato il momento più difficile da quando è arrivato a Napoli. Purtroppo nel calcio sono episodi che possono capitare, ma in certi casi bisogna fare molta attenzione perché il mercato era ancora aperto e dunque vanno tutelati gli interessi del club e dei calciatori. A prescindere da questo, Diego non ha mai preso in considerazione l’idea di andare via. Napoli per Diego è sempre stata una missione: ha lasciato la Bundesliga, dove stava benissimo, per giocare nella squadra dove ha incantato il miglior calciatore della storia. E c’è un’altra curiosità da raccontare…”

Sentiamo…

“Quando arrivò a Napoli qualcuno propose di fargli indossare la numero 4 con su scritto Diego D. Mio figlio gli rispose: “Non scherziamo, il mio nome è Diego, ma ci sarà sempre un solo Diego per questa maglia”.

Diego ha finalmente recuperato, ma Spalletti gli ha concesso solo una ventina di minuti nella prima parte di stagione. Anche per questo sono nate una infinità di bugie tra voci di mercato e traslochi che vi hanno infastidito non poco. Qual è la verità? 

“Se Diego gioca poco è perché la squadra ha trovato un assetto e si sta esprimendo in maniera spettacolare. Spalletti ha ragione e fa le sue scelte per il bene della squadra. E poi, come si dice, “Never change a winning team”, cioè squadra che vince non si cambia. Diego si sente parte del gruppo, dopo le partite è il primo ad abbracciare tutti ed è tra i primi ad essere abbracciato dai compagni. E’ un ragazzo serio, sereno, in allenamento dà sempre il massimo ed è felicissimo perché si va verso un secondo traguardo straordinario. E sarà un orgoglio per tutti noi. Il discorso trasloco è semplice: viveva a Posillipo, sul mare, in un appartamento al quarto piano, senza ascensore. Per necessità familiari ha deciso di cambiare, ma molti hanno speculato inventando bugie assurde tra problemi inesistenti e voci di mercato totalmente inventate. Non è bello raccontare fandonie ai tifosi”. 

Andando oltre quello che sarà il futuro calcistico di Diego, cosa pensa lei della città e dei napoletani?

“Dico prima quello che pensa Diego: lui vive la città, ama il clima e il cuore della gente che a suo dire è generosa ed ospitale. Poi adora la qualità della vita ed è affascinato dalle isole. Quando si alza e apre le persiane, vede Capri, Ischia, il Golfo, il Vesuvio… Sai cosa mi dice? Che meglio di così non si può vivere e desiderare. Ora dico quello che penso io. Conosco e frequento Napoli da quasi 20 anni per lavoro, quando sono venuto per la prima volta il mio direttore mi disse: “Ma cosa vai a fare a Napoli?”. Io risposi: “A Napoli trovi le cose più belle e più brutte, ma se sei bravo ed hai fiuto, ti imbatti soprattutto nelle belle. E se continuo a lavorarci dopo tanti anni, vuol dire che ho avuto ragione io”. Ogni volta che vengo trovo qualcosa di nuovo e conosco persone meravigliose. Poi ci sono angoli naturali deliziosi e pure io amo il cibo napoletano. Mi dispiace solo che non ho ancora avuto modo di vedere il cratere del Vesuvio. Tempo fa arrivai con due minuti di ritardo rispetto all’orario indicato sul biglietto. Da buon meridionale, scherzosamente pensai che non fosse un problema, e invece furono inflessibili. Altro che Svizzera (ride, ndr). Secondo me sbagliarono, a volte serve buon senso ed elasticità, ma il discorso è lungo e non è il caso di affrontarlo qui”. (Areanapoli.it ne parlò a suo tempo: clicca qui).

Quali sono le migliori caratteristiche di Diego Demme secondo Vincenzo? Vorrei una risposta non da padre, ma da ex calciatore e allenatore…

“Rispondo con le parole del grande architetto della Red Bull che è Ralf Rangnick il quale ha detto che per fare il calciatore a certi livelli non basta il talento, ma servono disciplina, grinta e mentalità. E Diego ha tutto questo: si vede in allenamento e da come suda la maglia”. 

Per concludere, qual è la sua sensazione sul futuro di Diego?

“Il futuro è adesso. Ci aspettano quattro mesi abbondanti molto duri: l’obiettivo è realizzare il sogno di tutti i napoletani e anche dei calciatori stessi. Per Diego sarebbe fantastico perché l’ultimo scudetto l’ha vinto l’unico Diego (ride, ndr). Parlare del contratto non sarebbe rispettoso nei confronti dei tifosi. E sono certo che questo è anche il pensiero dei dirigenti: è il momento di concentrarsi solo sulle partite. Spalletti è dello stesso avviso ed è stato chiaro. Mio figlio è tranquillo perché ha il contratto fino a giugno del 2024 e da professionista vuole onorarlo fino alla scadenza. Per il resto siamo curiosi di vedere i prossimi capitoli di questa favola napoletana che stiamo vivendo al fianco del numero 4 del Napoli, che è Diego Demme”.